Incontri di discernimento e solidarietà


Quarto punto: "Ogni forma ed operazione di potere"



Escludiamo il potere dominio, possesso, violenza

nei confronti di singoli, gruppi e istituzioni

come fine, mezzo e metodo

nel progettare, nell'agire e nel pensare.


E' chiaro che c'è un potere buono che si risolve in forme anche eminenti di servizio: basta pensare a quello che fanno i genitori per i loro figli piccini.

Qui ci riferiamo al potere come dominio sugli altri che implichi una mancanza di riconoscimento e di rispetto della libertà altrui, del valore di ogni persona, del mistero che c'è in ognuno e che dispone al riconoscimento del Mistero infinito.

Questo potere-dominio è atteggiamento padronale che comporta una riduzione degli altri a oggetto, a cosa.

L'esercizio del potere poi implica molto spesso la violenza, cioè l'abuso della forza, che può essere di diverso genere, da quella fisica a quella morale e falsamente spirituale.

Una riflessione sincera sui nostri rapporti con gli altri può farci scoprire innumerevoli e diversissime occasioni in cui esercitiamo, più o meno consapevolmente, il potere proprio come dominio, con eventuali relative autogiustificazioni.


Escludiamo il potere come dominio nei confronti tanto dei singoli quanto dei gruppi, quelli di cui facciamo parte con o senza particolari responsabilità, e quelli a noi estranei e concorrenti.


Nei confronti poi delle istituzioni che implicano la presenza di poteri, ci proponiamo di aiutare la crescita della coscienza personale e comunitaria e non di modificare gli assetti di potere, rimovendo e sostituendo quanti lo gestiscono; pur riconoscendo la necessità di tali modifiche e la validità dell'impegno di chi cerca di attuare tali cambiamenti nel modo migliore. Il servizio della comunicazione spirituale che ci proponiamo è rivolto, per così dire, all'anima più che al corpo delle istituzioni e delle strutture, senza disconoscere la necessità delle medesime.


Il fine principale che ci proponiamo non è pertanto la conquista o la pacifica acquisizione di un potere individuale o di gruppo, e nemmeno l'assegnazione di posti di potere ad altri che riteniamo amici nostri e del bene di tutti, anche se non possiamo non auspicare che ciò avvenga.

Come il potere non è il fine così non è neanche il mezzo a cui vogliamo ricorrere. Cerchiamo di far crescere la comunicazione di esperienze spirituali senza ricorrere al potere nostro o a quello di altri.

Possiamo precisare il nostro rapporto con il potere dicendo che la rinuncia al potere è il metodo che ci proponiamo e quindi lo stile di vita e di azione.

La scelta del non potere nel senso fin qui indicato deve riguardare il nostro progettare, la ricerca dei mezzi necessari per raggiungere il fine, e il nostro agire per la realizzazione di quanto andiamo via via proponendo.

Ma il momento più decisivo per vivere una scelta di non potere è quello del pensiero, cioè del modo di guardare e valutare la realtà, specialmente nella sua dinamica sociale. Il dominio del potere economico, politico, culturale e religioso si attua nel modo più radicale inducendo tante persone a pensare che il bene possa venire solo dal potere. La seduzione del potere cattura le nostre intelligenze, i nostri sentimenti e la nostra buona volontà che si affievolisce, fino a cessare di essere volontà vera e veramente buona.


Tutte le scritture del primo e del nuovo testamento rivelano che la potenza salvifica di Dio entra nella storia umana mediante l'assunzione della debolezza, del non potere.


“Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze,

si è addossato i nostri dolori,

e noi lo giudicavamo castigato,

percosso ed umiliato da Dio.

Egli è stato trafitto per i nostri delitti,

schiacciato per le nostre iniquità.

Il castigo che ci dà la salvezza si è abbattuto su di lui;

per le sue piaghe noi siamo stati guariti”.

(Isaia 53)


“Ma Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato e ciò che è nulla per ridurre a nulla le cose che sono perchè nessun uomo possa gloriarsi davanti a Dio. Ed è per lui che voi siete in Cristo Gesù, il quale per opera di Dio è diventato per noi sapienza, giustizia, santificazione e redenzione, perchè come sta scritto:

Chi si vanta si vanti nel Signore.

(1Corinti 27-31)


“Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Gesù Cristo:

il quale, pur essendo di natura divina,

non considerò un tesoro geloso

la sua uguaglianza con Dio;

ma spogliò se stesso,

assumendo la condizione di servo,

e divenendo simile agli uomini;

apparso in forma umana,

umiliò se stesso

facendosi obbediente fino alla morte

e alla morte di Croce.

Per questo Dio l’ha esaltato

E gli ha dato il nome

Che è al di sopra di ogni nome;”.

(Filippesi 2, 5-9),


(Giov. 13-18,…).