Incontri di discernimento e solidarietà


Quinto punto: “in piena gratuità”.


L’uso del termine “gratis” è molto riduttivo ed evoca una forma di propaganda commerciale di un prodotto. Per noi “gratuità” è il dono disinteressato di ciò che si è, senza nessuna pretesa o semplice attesa di un compenso o di un riconoscimento.


La gratuità esiste.

Forse le prime cose che vengono alla mente domandandosi dove c’è gratuità possono essere l’innamoramento e l’amore dei genitori per i figli e quello reciproco di questi per i genitori.

Ci sono poi autentiche amicizie non superficiali che, anche messe alla prova, realizzano una vera gratuità.


Diversi generi di lavoro, anche se retribuito, possono essere svolti con animo gratuito e si comprende meglio quanto questo atteggiamento interiore sia prezioso proprio quando esso viene a mancare perchè cancellato dall’avidità di guadagno e di potere.


Luogo privilegiato della gratuità può essere l’impegno associato sul piano sociale e politico, come in quello religioso, quando non diventa finalizzato a se stessi o al “noi” di cui si fa parte.


Gratuità è la vera compassione per cui ci si apre alle sofferenze altrui, quelle di uno, di molti, di tutti e di tutta la storia umana: dalla visita al malato, al conforto all’afflitto, alla piena laicità che abbraccia il travaglio della storia umana e del cosmo.


Per la scuola di gratuità sono spesso i più piccoli e i più poveri ad essere in cattedra.


C’è poi l’amicizia “spirituale” in cui si comunica con semplicità e sincerità ciò che si vive nel profondo, fino alla propria ricerca del senso e di un assoluto.


E’ la gratuità che realizza rapporti di vera fraternità e costruisce la migliore convivenza umana, la “polis”. La gratuità è la forma più valida, bella e realmente efficace di impegno politico. Da “la politica come forma eminente della carità” si può passare a “la carità come forma eminente della politica”.


La gratuità è il vero antidoto all’avidità, all’odio, alla vendetta, alla guerra. La gratuità è opera e costruzione di pace.


La gratuità, azione dello Spirito che riempie l’universo, è l’essenza della Chiesa.


Gli ostacoli.

I primi ostacoli, anche se non i soli, li troviamo in noi stessi. Si possono riassumere nella tendenza a rinchiudersi nel proprio essere ed a proteggere in ogni modo il proprio avere. L’autoreferenzialità è presente e spesso dominante nell’io e ancor più nel noi: nel gruppo, nell’associazione, nei movimenti, nella parte politica, nella comunità religiosa quando essa perde la tensione verso la trascendenza.


Grande ostacolo alla gratuità è certamente il mondo ridotto a mercato, la seduzione che questo esercita anche in chi ha iniziato con ben altre aspirazioni.


Ci sono poi le inimicizie, anche le più personali, che possono nascere per antipatia o da un torto ricevuto, qualche volta solo presunto. Si arriva poi allo schieramento, alla guerra e al massimo della violenza quando si fa della religione uno schieramento per la guerra.


Ostacolo alla gratuità è anche la ristrettezza stessa dello spazio. La convivenza forzata, che peraltro può essere anche occasione di solidarietà e di una nuova fioritura di gratuità.


Così la ristrettezza economica, la povertà, può essere un ostacolo alla gratuità ma anche un terreno privilegiato per la crescita della medesima. “Alzati gli occhi, Gesù vide alcuni ricchi che gettavano le loro offerte nel tesoro. Vide anche una povera vedova che vi gettava due spiccioli e disse: ‘In verità vi dico questa vedova ha messo più di tutti. Tutti costoro, infatti, han deposto come offerto del loro superfluo. Questa invece nella sua miseria ha dato tutto quanto aveva per vivere...’” (Luca 21, 1-4).


In genere il sistema in cui viviamo, dominato dall’economicismo, tende ad ignorare, a svilire e a combattere la gratuità, quando non tenta di strumentalizzarla a proprio vantaggio.


Un caso particolare

Un caso particolare, che oggi ha tuttavia una grandissima rilevanza, è quello delle opere che si intraprendono per aiutare gli altri. Si parte con le migliori intenzioni ma un pò alla volta, crescendo le dimensioni dell’opera intrapresa, si sente il bisogno dei mezzi forti, del denaro e delle amicizie e si entra in una logica di scambio.

Il volontariato che cresce numericamente tende in molti casi ad abbandonare la gratuità.


Il cammino della gratuità

La gratuità non è una scelta che si fa una volta per tutte, nè la strada giusta che si imbocca una volta e su cui si può avanzare, anche correndo, con facilità.


La gratuità è piuttosto simile a un’ardua ascesa su una montagna: man mano che si sale si scoprono orizzonti sempre più belli ma anche più impegnativi per la loro vastità. I passaggi difficili si moltiplicano: la rinuncia a cercare un contraccambio è via via più esigente; il dono deve essere disinteressato senza pretese di “compensi”, senza attese di riconoscimenti.


Quando manca la reciprocità, che di per sè è un bene in quanto gratuità che si moltiplica, può essere molto doloroso proseguire il cammino senza soste e ripiegamenti.


Per i credenti in Dio e nella sua capacità di compensare divinamente la gratuità che avremo vissuto nei confronti del prossimo, si pone il problema se abbia senso l’attesa della ricompensa, come il timore della punizione per i peccati di egoismo. “Lo Spirito viene incontro alla nostra debolezza perchè nemmeno sappiamo cosa sia conveniente domandare” (Romani 8, 24)


La teologia della gratuità (rinvio al punto sesto)


Bibliografia:

  • l’itinerario di Urbino

  • Scritti di Mario Castelli (in particolare il dono e l’avidità)