Incontri di discernimento e solidarietà

21.10.02


Carissimi Giovanni, Franco e Aldo,


  1. dopo l’incontro del 16/10 penso di dover comunicare a voi il frutto di una ricerca che ha impegnato tutta la mia vita, in vista di un servizio che voi potrete fare sempre di più alla convivenza umana per la pace e la giustizia. Non uso per ora il termine politica perché mi sembra attualmente impossibile liberarlo dalla identificazione che ne è stata fatta con la ricerca e la gestione del potere.

  2. Ecco quello che ritengo sia l’obiettivo principale per cui lavorare:


    un messaggio semplice ed essenziale

    comprensibile da tutti,

    comunicato nel modo migliore

    con l’organizzazione più adatta alla natura del messaggio;

    il messaggio è la conversione al Vangelo

    su vie nuove per la convivenza umana

    nel passaggio dall’egoismo alla ricerca del bene degli altri.


  3. Per arrivare a questo obiettivo semplice occorre percorrere comunitariamente un cammino lungo e faticoso di riflessione e di esperienze, per individuare e mettere a fuoco scelte radicali evangeliche.

  4. Piccole scelte preparano il cuore a grandi scelte. Grandi scelte a cui non corrispondono quelle della vita quotidiana diventano facilmente affermazioni ideologiche a vuoto, fatti di schieramento, giochi di potere, illusioni e inganni.

  5. Qualche esempio:


    1. Nel rapporto diretto con gli altri e con i loro problemi occorre esercitarsi nell’attenzione, nell’ascolto e nell’accoglienza, fino ad accorgersi del ripiegamento su se stessi e su quello che ci interessa sul piano materiale (salute, benessere…) e su quello spirituale (successo, plauso, pensieri, progetti….). Allora è il momento di fare delle scelte radicali evangeliche che incidano sulla trasformazione del nostro cuore, modificandone l’inclinazione nei confronti di tutti e dei problemi della convivenza umana.

    2. Nel rapporto con gli altri tramite le notizie che ci arrivano dai mezzi di comunicazione di massa e dalle conversazioni, occorre esercitare un’attenzione critica in vista di una comprensione dei fatti reali e di una partecipazione sincera alle gioie e alle sofferenze.

      Un po’ alla volta si acquista una nuova sensibilità, si scoprono immense ingiustizie e violenze, ma si entra anche in sintonia con i sentimenti migliori di tanti, specialmente di quelli che sono maggiormente ignorati, pur costituendo una risorsa inesauribile. Si concepisce quindi la volontà di mettersi a servizio di tali risorse. In loro si scopre il senso e ci si preoccupa di meno di ottenerne il consenso.


    3. Dalle piccole scorrettezze alla grande corruzione.

      La nostra vita può essere intessuta da piccole scorrettezze a cui non diamo peso: approssimazioni di ogni genere nel parlare, infondatezza nel giudicare in positivo o in negativo, adattabilità per compiacere specialmente quelli che contano di più, sprechi, violenze nel rivendicare, scorrettezze sul concorrere, accomodamenti nel rendicontare, ecc.

      Si tratta, in miniatura, delle grandi corruzioni che caratterizzano la nostra convivenza. Denunciamo la grande corruzione e non riconosciamo di comportarci in modo simile.

      La scelta di liberarci, con impegno assiduo e radicale, dalle nostre scorrettezze, ci rende attenti e sensibili alla grande corruzione, ci mette in grado di valutarla, di cercarne le cause e combatterle.

      La scelta di liberarsi dalle scorrettezze implica anche il non approvarle negli altri, il che può essere molto impegnativo per le reazioni, manifeste ed occulte, che può provocare, che tendono ad emarginare chi turba la quiete dei benpensanti, degli accomodanti, degli imbroglioni nel piccolo che formano la rete della grande corruzione per una pesca miracolosa al rovescio.


    4. Considerando il positivo, che è più importante del negativo, dovremmo sempre meglio imparare a riconoscere le piccole solidarietà che rendono vivibile la nostra esistenza e da queste risalire ai grandi impegni per una convivenza orientata all’aiuto di chi ha più bisogno ed alle strutture per questo necessarie.

    5. Al fondo della speranza di una convivenza più umana c’è la compassione che rimane sottotraccia in tanti piccoli episodi e che va aiutata a crescere verso la vera globalizzazione che ha già vinto nel Mistero Pasquale della risurrezione del figlio di Dio e di Maria.

  6. L’impegno per la convivenza umana, la fede e la Chiesa.

    Quello che stiamo cercando non è altro che la conversione al Vangelo, la fede vissuta nella carità.

    Riguardo al rapporto con la Chiesa il problema non esiste quando la Chiesa è trasparenza di Gesù Cristo. Diventa invece pesante nella misura in cui la Chiesa, dimenticando la sequela del suo Signore, si erge come grandezza mondana e si compiace di essere considerata tale.

    Da questa dimensione della Chiesa occorre liberarsi per vivere la radicalità evangelica.

    La Chiesa è santa e meretrice, è madre e maestra e come tale dobbiamo amarla, ma è anche distratta e attratta su cammini non suoi in cui non dobbiamo seguirla.

    Vivendo come cristiani e quindi come Chiesa nell’impegno per la convivenza umana non è necessario darsi il nome di cristiani e di Chiesa: in molti casi sarà più opportuno qualificarsi solo con le opere e con il cuore convertito.

    Comunicare il messaggio della conversione al Vangelo nell’impegno per la convivenza umana è compito di tutti quelli che hanno ricevuto la Buona Novella.

    L’averne fatto un compito solo o prevalentemente dei preti ha clericalizzato l’annuncio e la testimonianza. Ne è seguita una comunicazione astratta, separata dalla vita, un insegnamento morale separato dal Vangelo che è in primo luogo rivelazione del Mistero di Dio nel Mistero Pasquale e del mistero di ogni uomo.

    Così si è arrivati alla riduzione del Vangelo a etica, dicendo che il cristiano nel mondo si comporta alla luce dei principi e dei valori del Vangelo.

    Occorre recuperare il senso vero dell’annuncio e della testimonianza e questo può avvenire mediante quella laicità che è propria di tutto il popolo di Dio.

  7. Il messaggio va comunicato soprattutto nel rapporto personale e richiede come momento principale l’ascolto. Per questo le occasioni privilegiate sono gli incontri a due o a piccoli gruppi in cui tutti, se vogliono, possono parlare.

    Ma anche la conversazione rivolta a gruppi numerosi, la lettera circolare, l’articolo, l’opuscolo o il libro possono avere una loro validità.

    La comunicazione deve essere popolare, quindi comprensibile a tutti. Con questo non si nega la validità dei dibattiti ad alto livello culturale e la ricerca scientifica, ma non è quello che viene proposto come obiettivo principale.

    Il circolo può essere realizzato in mille modi diversi.


  8. La rete.

    Comunicare la conversione al Vangelo

    è opera dello Spirito che

    è il tessitore della rete

    la sorgente della potenza del Vangelo.

    Compito nostro è fare di tutto per preparare le vie del Signore e dello Spirito, organizzare con la massima intelligenza e diligenza, senza cadere nella aberrazione di considerarsi protagonisti e gestori del regno di Dio.

    Lo Spirito di Dio è presente e operante in tutto l’universo. Oggi ci è dato di riconoscere in tante persone e in tanti gruppi lo stesso Spirito che spinge a una sequela radicale del Signore, alla fedeltà al Vangelo. Va però considerato attentamente come tutte queste realtà siano scarsamente collegate fra di loro.

    Un impegno quindi di particolare valenza evangelica è quello di favorire la comunicazione fra queste diverse esperienze. Ma questo va fatto non dall’alto come da chi ha capito tutto ed è quindi in grado di far incontrare tutti, ma dal basso di chi si pone in costante ascolto per imparare da tutti e, rinunciando se necessario a dire la sua, aiuta ognuno e ogni gruppo a comunicare la propria esperienza.

    Il servizio della comunicazione spirituale può essere una scelta di estrema povertà.

Pio Parisi s.j.




P.S. Dal Vangelo della Messa celebrata alle Acli mercoledì scorso (23 ott.) “A chiunque fu dato molto, sarà richiesto molto di più” (Lc. 12,48).

Penso alla ricchezza di esperienze spirituali che avete fatto, e metto in prima fila quelle esperienze che il mondo considera negative ma che, secondo il Vangelo, ci abilitano a diventare piccoli e poveri…. e quindi privilegiati per il regno di Dio.

Per questo penso che possiate dare un grande aiuto alla società per difendere e far crescere la democrazia, e alla Chiesa per sviluppare la comunicazione spirituale anche dal basso.

La condizione è una ricerca comunitaria continua e paziente, urgente anche se in tempi non brevi.

Abbiamo poi un patrimonio vicino di casa a cui attingere: dall’itinerario di Urbino, 1992, al pensiero di Castelli, Corradino e tanti altri che conoscete meglio di me.

C’è poi la tradizione spirituale della Chiesa, dai Padri a Francesco a De Foucauld con una corrente ricchissima a cui possiamo sempre attingere, anche se sembra diminuire la capacità di vivere il presente, ricordando il passato e preparando il futuro.

E’ poi urgente che le greggi abbiano a cuore e aiutino i pastori.

Penso che si possa avviare la ricerca senza abbandonare il posto in cui ci si trova.