Incontri di discernimento e solidarietà

FATTI

settembre 2006


Non disprezzando una qualche esposizione organica ho sempre cercato di sviluppare il mio pensiero e comunicarlo partendo da una traccia, una scaletta, mille volte ripensata prima di iniziare un discorso disteso.


Ora cerco invece di cominciare comunicando una serie di fatti accaduti e che vedo accadere nel mondo; “Ecco, è accaduto...diamo lode al Signore” è il titolo di un bellissimo “diario segreto di un gesuita senza segreti”, P. Mario Castelli (Roma, Adp, 1993).


  1. Esco dal Duomo meraviglioso dove ho partecipato alla Messa solenne dell’ Arcivescovo per la festa della Madonna Assunta in cielo a cui il tempio è dedicato.

Mia sorella incontra un’amica che pochi giorni fa ha perso un nipotino di 12 anni, dopo tre anni di grandi sofferenze per un tumore al cervello. Mia sorella e mia nipote dimostrano un grande affetto.

Questa mattina ho sentito degli ultimi bombardamenti in Libano che hanno fatto un numero altissimo di morti, tra cui tanti bambini.

La compassione si allarga e tende ad essere universale: tutte le persone giovani e vecchie che soffrono e muoiono per i più diversi motivi.

L’attenzione poi è presa non solo da tutti ma dal tutto: la storia umana e l’evoluzione cosmica; quel che succede nel presente: squilibri, violenze, tragedie in questa nostra umanità così vulnerabile.

Aprire la mente e il cuore a UNO, a MOLTI, a TUTTI, al TUTTO.

L’amore di Cristo ci incalza ( 2 Cor.,5,14).


  1. Mi hanno raccontato di un sacerdote del Congo che invitato a un gran pranzo si è scusato di non poter mangiare perché pensava a quanti nel suo paese muoiono di fame. Un comportamento comprensibile e riferito con serietà e ammirazione.

Non mi sembra che qualcosa di simile accada nei nostri, non di rado, lauti pranzi, durante i quali le conversazioni vertono in gran parte su quel che si mangia: piatti speciali, ristoranti raccomandabili o semplicemente amici molto stimati per la loro arte culinaria.

La fame nel mondo non inquieta se non forse nei brevi momenti in cui la Tv ci mostra i bambini denutriti con il pancione.

Eppure sono tanti e c’è un tutto, economico e politico, che causa queste sofferenze, e noi stiamo da una parte benestante, senza inquietarci. Dicendoci stupidamente che tanto non ci possiamo fare niente.


  1. In questi giorni milioni di persone sono in viaggio per le ferie. Per molti si tratta di spostamenti in macchina, non lunghi ma che richiedono tante ore per l’ eccesso di circolazione. Non pochi fanno grandi viaggi all’ estero e in altri continenti.

Presto ci saranno tanti racconti da fare e tante fotografie da mostrare. Alcuni hanno fatto esperienze straordinarie con la “barca”.

Tante altre persone sono in viaggio, ma non per vacanza, sono profughi. Fra questi ci sono quelli che sbarcano a Lampedusa, sempre che riescano ad arrivare vivi.

Comunque un po’ di ferie sono necessarie a tutti ma questo non dovrebbe esonerare da una inquietudine sincera e profonda che faccia pensare, ragionare, parlare, per capire in quale mondo viviamo, con quali responsabilità.

Siamo proprio sicuri che non ci sia niente da fare oltre che pensare alle nostre meritate ferie, qualche volta anche particolarmente faticose?


  1. Ancora oggi sento dire che un tale è di buona famiglia per dire che è un borghese benestante; un tempo era una qualifica usata moltissimo.

Oggi, più di un tempo, sono stimati i ricchi, quelli che hanno fatto carriera, che fanno una vita brillante. Non si dà peso al modo con cui si è ottenuto il successo. Non si considera la loro moralità e la loro coerenza, anche nel caso che si tratti di persone che si dichiarano cristiane.

La cosa più grave è che interessati e in qualche modo affascinati da questi considerati grandi sono non di rado persone relativamente piccole che si professano cristiane, si considerano praticanti perché vanno a Messa e forse leggono anche il Vangelo.

Certo sorvolano “Beati voi poveri...guai a voi ricchi”. Quale considerazione si ha per i più piccoli, poveri, deboli, emarginati? Quando va bene, sono considerati oggetto della nostra compassione e terminali di qualche opera buona, magari con qualche capo di vestiario dismesso. Quando vengono riconosciuti come soggetti di primo piano nella storia della salvezza, che è la vera storia dell’ umanità?


  1. Le cattedre


Quante ne ho conosciute: da quelle piccoline del maestro elementare a quelle universitarie, da quella modesta del catechista a quella di Pietro e dei suoi successori. Veramente, più che le cattedre ho conosciuto molti che, in tanti modi diversi, erano in cattedra.

Quanto bene viene da queste cattedre che, per stare al mondo universitario che mi è più vicino, si moltiplicano con un ritmo accelerato seguendo i cambiamenti della società; quante informazioni tecnico scientifiche sono necessarie per il progresso e per offrire speranza di ingresso nel mondo del lavoro.

Ma in tutte le cattedre, soprattutto in quelle più elevate, c’è la tentazione di dimenticare il servizio e di lasciarsi sedurre dal dominio e dal potere. Allora viene meno il rapporto fondamentale da persona a persona, il rispetto e la stima che sono l’elemento più importante della convivenza umana.

In qualche nuova cattedra si ha l’impressione che scorrano anche brillantemente dei discorsi “a vuoto”, esercitazioni dell’ intelletto che non si confrontano con la realtà e che soprattutto non hanno l’obbiettivo di migliorare qualcosa.

C’è una cattedra, che è la più importante, ma anche la meno riconosciuta. In essa si insegna gratuitamente a tantissime persone che, tuttavia, nella maggior parte dei casi, non si riconoscono né come alunni né come discepoli.

È la cattedra dei piccoli e dei poveri. Trascurando questa cattedra si trascurano ovviamente le materie che in questa vengono insegnate: la fragilità, l’umiltà, la solidarietà, la sobrietà, la pazienza, l’operosità...


  1. Era il terzo giorno di un convegno sulla pastorale del lavoro. Il primo giorno aveva parlato un sociologo, il secondo un bravo teologo moralista che stranamente aveva fatto un discorso solo filosofico. Il terzo giorno, essendo incaricato di una riflessione dopo la lettura breve delle lodi, mi permisi di dire che avevo avuto una notizia eccezionale, che sconvolgeva tutta la nostra ricerca, notizia che ancora non era stata data. Tenni gli animi in sospeso per qualche momento – un amico mi confidò che aveva avuto una contrazione allo stomaco. Poi dissi che la notizia era il Vangelo, il Signore ucciso e risorto.

Avevo insistito che la nostra ricerca partisse dalla Parola di Dio. C’era stata anche una votazione: undici a favore della mia proposta, sei contrari. Il presidente fece la somma 11+6=17 e costatando che eravamo 18 disse che la votazione non era valida e avrebbe deciso lui. Meno male che la Chiesa non è una democrazia.


  1. I presidenti delle associazioni di ispirazione cristiana impegnate nel sociale erano stati convocati dal segretario della Cei Mons. Maverna, per una verifica della qualifica cristiana delle loro associazioni. Monsignore iniziò chiarendo che non si trattava della fede ma della coerenza del loro impegno con la dottrina sociale della Chiesa, verifica quindi culturale e non di fede.

Mi fu in seguito spiegato che, su suggerimento del Padre Sorge, per facilitare i rapporti delle associazioni, in particolare delle Acli, con la Cei era meglio prescindere dalla fede e rimanere a un livello culturale.

Giovanni Bianchi, mi pare quando ancora non era presidente nazionale, propose a Vallombrosa che si parlasse di vita cristiana nelle Acli e non più di ispirazione. Cei, Acli, P.Sorge di quegli anni (1975-76) erano una chiave di lettura del travaglio della Chiesa nei rapporti con il mondo.


  1. Era il tempo che si andavano moltiplicando le scuole di formazione politica organizzate dalle diocesi. In un incontro in cui c’erano numerosi vescovi e sacerdoti, il relatore principale disse che era giunto il momento di prendere posizione: “Basta con la profezia, ora ci vuole la politica!” Fui l’unico a rilevare la grande contraddizione ed ebbi solo l’appoggio di Michele Giacomantonio delle Acli.


  1. Cerco insieme agli universitari con cui vivo di capire come mai è così scarsa l’amicizia fra di loro, nel senso che sembrano poco interessarsi a comunicare le loro esperienze.

Mi danno spiegazioni molto serie, ma ce n’è una che mi colpisce più delle altre: abbiamo poco

da comunicare perché siamo poco portati a pensare.

L’analisi si fa puntuale circa i cambiamenti negli studi e nella cultura dominante. È una ricerca da proseguire.

Penso che chi si rende conto di essere limitato da diversi fattori, ha la possibilità di trovare la strada per liberarsi e crescere nel pensare e nel comunicare. Non serve molto dire a loro che “un tempo” c’era tanta amicizia e tanto impegno. Oggi la situazione è troppo cambiata.


  1. Capita spesso.

Una persona, assiduamente praticante, mi racconta che i suoi figli, che pure hanno un vero spirito evangelico, si sono costruiti una bellissima villa con parco e piscina. Colgo molta ammirazione e nessuna perplessità per il contrasto con tanta povertà che c’è nella maggior parte del mondo.

Ripenso al testo fondamentale della lettera ai Romani: “Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente” (Rom.,12,2).


  1. Equivalenza

Degli amici devono scegliere un regalo di nozze e con grande attenzione calcolano l’equivalenza con il regalo che a suo tempo è stato fatto loro dai genitori degli sposi.

Il regalo, manifestazione di affetto, è dominato dalla logica dello scambio.


  1. Un abisso, un fossato.

Per quasi venti anni, in grande comunione di spirito, con Mario Castelli, Saverio Corradino, Pino Stancari e vari altri amici, in particolare delle Acli, abbiamo cercato, riflettendo e pregando, sul tema della laicità alla luce della Parola. Abbiamo anche pubblicato quattro libri in proposito.

Un giorno uno dei superiori maggiori mi dice che fra il nostro pensiero e quello dei superiori c’era un abisso, un fossato ( non ricordo bene quale di questi due termini usò). E chi l’aveva scavato?


  1. Finalmente una risposta

Da tempo attendevo che qualcuno rispondesse a una comunicazione spirituale inviata a vari amici. Finalmente nella cassetta delle lettere c’era una busta. L’avevo inviata io con l’indirizzo sbagliato.


  1. Avevo scritto al Card. Ruini e ai tre vicepresidenti della Cei “scongiurandoli” di ricordarsi del Vangelo quando intervenivano in politica. La risposta sollecita e amabilissima del Cardinale: “Cercheremo di essere sempre più espliciti e forti nel propugnare il Vangelo nella politica”.


  1. Mi han chiesto una volta di tenere un ritiro per gli ex alunni del Massimo. Il tema era la necessità che ci fossero dei ricchi per acquistare i beni che i seguaci del Signore volevano vendere per mettere tutto in comune (Atti, 2,45). A chi avrebbero potuto vendere se non c’erano i ricchi capaci di acquistare? La provvidenza mi aiutò e dissi di no perché avevo un precedente impegno.


  1. Il più bravo della classe, in un ritiro di fine anno prima della maturità classica, interrogato da me sul significato di beati i poveri in spirito, spiegò che per essere molto poveri in spirito bisogna possedere grandi ricchezze in modo che il distacco “in spirito” abbia maggior valore. Era un alunno di una nota scuola religiosa.


  1. Un giorno in ritiro a Villa Lante a Roma con i dirigenti nazionali delle Acli e con Mons. Salvatore Boccaccio avevamo letto l’ inno alla carità della prima lettera ai Corinti (XIII,vv.4-7). Franco Passuello osservò che se era difficile convertirsi personalmente, sembrava impossibile convertire in questo senso le Acli. Pino Trotta, responsabile dell’ Ufficio studi delle Acli, propose di affrontare questo tema nell’ incontro di studio di settembre. Così cominciò l’itinerario di Urbino

Convertirsi al Vangelo, vie nuove per la politica, settembre 1992.


  1. Nell’ incontro nazionale del 1996 ad Urbino feci una lunga relazione sulla gratuità, per preparare la quale mi aveva aiutato P.Mario Castelli. Gigi Bobba disse che le Acli dovevano procedere con una mano nella gratuità e l’altra nel mercato.


  1. Una sera venne a trovarmi P. Giampaolo Salvini, direttore della Civiltà Cattolica. Gli dissi che sarebbe stato importante che sulla rivista ci fossero degli articoli di spiritualità che aiutassero a vivere nel mondo alla luce del Vangelo, nella sequela del Signore povero, verso Gerusalemme. Aggiunsi che alcuni Padri come Mario Castelli, Saverio Corradino e Pino Strancari, erano in grado di scrivere in proposito.

P.Salvini mi parlò dei molti legami della rivista al suo interno e soprattutto con la Santa Sede. Mi sono domandato quale servizio sia alla Gerarchia l’accettare tanti limiti nell’ annuncio del Vangelo.


  1. Il 5 novembre del 1980 sono venuti da me P. Mario Castelli, P. Saverio Corradino e P.Pino Stancari.

Da tempo ci incontravamo con diversi altri amici, gesuiti e non, per comunicazioni spirituali, con notevole arricchimento reciproco.

Pensammo di determinare un tema e di vederci regolarmente. Da allora, fino al 1997 in cui morirono Castelli (il 10 maggio) e Corradino (il 5 agosto) abbiamo cercato di approfondire la “laicità” alla luce della parola di Dio. Ne è nata la pubblicazione di quattro libri, ma la cosa di gran lunga più importante penso sia stata l’aver fatto l’esperienza di una comunità in ascolto della parola di Dio.

I tre padri di cui sopra ed io, pur avendo esperienze molto diverse, fin dall’ inizio ci trovammo pienamente d’accordo sul senso della ricerca da fare e sul significato del termine “laicità”. La comunicazione tuttavia di quel che man mano abbiamo scoperto è risultato particolarmente difficile, pensiamo a causa del clericalismo e del laicismo largamente imperanti.


  1. Quando fu nominato Ministro della Pubblica Istruzione Franco Maria Malfatti, ex compagno di studi liceali, mi chiese suggerimenti per gli studenti fuori sede. Si risvegliò così un’amicizia che aveva radici lontane.

Suggerii al Ministro alcune iniziative per la scuola, dato che me ne stavo interessando con alcuni amici nel Mezzogiorno.

La sua risposta: quanto gli suggerivo era certamente valido ma lui aveva sempre presente un pallottoliere per contare i voti che sarebbero venuti a lui e al suo partito. E il risultato era negativo.


  1. P. Gino del Bono, che si occupava della crescita spirituale dei politici della Democrazia Cristiana, mi portò una volta dal segretario della Cei che era allora Mons. Bartoletti, chiedendogli di trovare un Vescovo che ci desse una mano. (P. Gino mi aveva un po’ coinvolto nel suo impegno pastorale). Mons.Bartoletti ci disse che c’era già un incaricato ma non era adatto per quell’accompagnamento spirituale che ci proponevamo.


  1. Con Pino Stancari e Piero Fantozzi andammo a far visita a Mons. Lorenzo Chiarinelli, arcivescovo di Viterbo. Parlando della situazione della Chiesa in Italia trovammo una profonda sintonia spirituale. Ci trovammo d’accordo sulla necessità di stimolare e sostenere un discernimento della situazione alla luce della Parola, per una crescita della comunione spirituale, liberandosi dalla preoccupazione di potere più o meno clericale.

Mons. Chiarinelli di esortò a prendere noi iniziative in questo senso perché lui era legato dalle cariche istituzionali nella Cei.


  1. Quando ero gesuita ma non ancora sacerdote, un carissimo amico, Fabio Nicolò Amati, era in fin di vita al Forlanini, a 25 anni di età. Un ragazzo generosissimo e innamorato di Gesù Cristo, ammalato di tubercolosi polmonare; in un sanatorio di Sondalo in Valtellina, entrato in un giro di persone ricchissime, si era lasciato trascinare in una vita di grandi feste, trascurando la cura e rovinandosi definitivamente la salute. Aveva anche lasciato il rapporto col Signore.

Un giorno mi disse: “ vorrei riprendere il rapporto con Gesù ma il comportamento di alcuni preti mi ha allontanato”. Gli risposi: “figurati, Fabio, quante ne vedo io che ci sto in mezzo”. La settimana successiva mi disse che, grazie anche alla mia considerazione, aveva ripreso il colloquio continuo con Gesù e avendo ancora paura di morire soffocato – cosa che gli stava per accadere il giorno prima - se ne vergognava al pensiero di come era morto Gesù per noi sulla croce.

Mi disse anche che se fosse guarito, avrebbe scelto una vita consacrata, ma dato che questo non era possibile, offriva la sua vita per il sacerdozio mio e di Franco (Rossi de Gasperis).


  1. Una delle più forti esperienze dello Spirito è stato per me il colloquio con Sebastiano Augruso, trentasei ore prima che morisse.

Appassionato della parola di Dio e della storia e cultura del suo paese, Curinga, animatore da anni di un gruppo di spiritualità carmelitana, lungamente incompreso dal suo parroco, stava spirando a conclusione di una lunga e dolorosissima malattia.

Mi comunicò la bellezza delle amicizie che aveva avuto nella vita, a cominciare da quella con Palma e i suoi figli, l’attesa entusiasta della grande festa per cui Dio ci crea, e mi ripeteva: la Pasqua, la Pasqua.


  1. Un alto prelato a un incontro delle Acli trovò un passo di S. Paolo partendo dal quale esortò all’impegno nel mondo, all’intraprendere, alla ricerca del successo.

Un aclista gli chiese come questo si conciliava con la sequela di Cristo povero.

La risposta in sostanza suonava, ovviamente con altre parole: hai visto che fine ha fatto.


  1. Un grande professore, illustre pensatore cristiano, mi disse qualche anno fa: ci eravamo impegnati tanto a cambiare le leggi e le strutture e non ci siamo resi conto che erano le coscienze che si andavano spegnendo nella società dei consumi.

Con la mia limitatissima cultura, da tanti anni cerco di richiamare l’attenzione sul rapporto fra lo spirito (lo Spirito) e le strutture, tra l’attenzione rivolta allo spirito e quella rivolta alle strutture.


  1. Verso il ’68 degli amici molto cari mi chiesero di parlare di quel che stava accadendo nel mondo universitario. Andai volentieri a un incontro presso uno di loro insieme a Maurizio Polverari che era più addentro di me all’argomento.

Al richiamo ad una coscienza politica più viva ed operante, quello di loro più vicino disse che lui era tranquillo riguardo all’ impegno politico, perché fin dall’ inizio aveva scelto Andreotti e non aveva avuto più nessuna esitazione.

In seguito mi disse che non poteva darmi un aiuto, che avevo richiesto agli amici, a causa delle mie tendenze filocomuniste. Si era consultato su questo con un illustre esponente gesuita.


  1. A un anziano avvocato, molto affermato e molto rigido, mio nipote propose la lettura di un libro che avevo scritto intitolato “La coscienza politica” L’avvocato rifiutò dicendo che il titolo suonava comunista.


  1. Assisto a una messa con matrimonio religioso. In una bellissima chiesa non lontano da Roma tutto è stato accuratamente preparato e tutto si svolge in perfetto ordine. Ottima la musica, fluenti le parole del celebrante. Manca però un momento di silenzio e un riferimento all’ umanità che è fuori di quella chiesa.

Una bellissima recita con soggetto religioso, ma dove è il senso del Mistero che è il principio e il fine di tutto, che attraversa ogni evento umano, anche quelle nozze? Forse nel cuore di ognuno, dove solo lo Spirito conosce quello che lui opera; i segni esterni,comunque, non indicano il Mistero.


  1. Assisto al funerale di un confratello morto tragicamente. La Chiesa è gremita, moltissimi i partecipanti, prima l’omelia del Vescovo, poi quella del superiore religioso. Un coro molto nutrito e bravo accompagna tutta la celebrazione,.

Ho l’impressione che la partecipazione sia molto sentita e ci sia una grande manifestazione di affetto umano.

Non riesco però a cogliere la continuità con quello che il Signore ha fatto nell’ultima cena dicendo “fate questo in memoria di me”.


  1. Programmazione pastorale.

Apostolato con i giovani, apostolato culturale, apostolato vocazionale, apostolato sociale, con i vicini e con i lontani..., sempre più specializzato con relative competenze, scuole e destinazioni.

Cerco di trovare in quali di queste caselle collocare l’apostolato di Pietro, di Paolo e degli altri apostoli.

Interrogo i responsabili di questa programmazione ma non mi rispondono.


  1. Giorgio mi pone un problema dell’ Associazione San Pancrazio di Cosenza che è impegnata con i più deboli ed emarginati della città.

A partire dall’ ascolto della parola di Dio scoprono che lavorando in piena gratuità, aiutano a ritessere rapporti umani e fraterni. Sono convinti che questa sia politica in modo più autentico che non la ricerca e la gestione del potere.

Ci sono dei giovani che sarebbero disponibili ad impegnarsi a tempo pieno in questo servizio, ma come sostenerli anche economicamente in questo volontariato della nuova valenza politica?

La coscienza di molti cristiani e di molti che non si professano tali, ha sostenuto innumerevoli iniziative rispondenti a ciò di cui c’era maggior bisogno. Ma pare che ancora non si sia scoperto che il bisogno di questo fare politica “nel basso” è urgentissimo e certamente corrisponde alle dinamiche del Regno di Dio.


  1. Da almeno quaranta anni vivo nella Compagnia di Gesù non avendo avuto più nessun incarico né, tranne rari casi, che mi sia stato richiesto qualche servizio. Una solitudine e una emarginazione di cui non mi sento particolarmente responsabile, né mi sento di attribuire nessuna colpa ai miei superiori religiosi. Una singolare vicenda, che tuttavia non penso che valga la pena di approfondire.

Quello che invece mi pare meraviglioso è che in questa Compagnia ho vissuto e vivo delle amicizie spirituale per me preziosissime. Penso in particolare alla ricerca durata quasi venti anni con i Padri Mario Castelli, Saverio Corradino, Pino Stancari ed altri, non solo gesuiti. Il tema: la laicità come profezia del popolo di Dio nel mondo.

Quindi solo nella Compagnia in ottima compagnia.


  1. Giorgio è radicato in una realtà fortemente degradata e si fa carico dei problemi di persone piene di guai, che qualche volta sembra che se li procurino. Al tempo stesso è impegnato nella ricerca sociologica e di discernimento di tutto quel che accade alla luce della parola di Dio.

Gli ho chiesto se il radicamento e l’aiuto a chi è in situazioni tanto difficili non condizionasse la sua ricerca. Mi ha risposto che al contrario le due cose si arricchiscono vicendevolmente.


  1. Sono stato vicino a Pino Trotta negli ultimi anni della sua vita, trascorsi con grandissime sofferenze fisiche e con una ricerca sempre più impegnativa del Mistero assoluto. Penso di aver imparato non poco di come avanza nella storia il regno di Dio e di come va maturando la vera fede ecclesiale.

  1. Molti italiani hanno passato una notte insonne guardando la Tv, quando si susseguivano i tentativi di salvare il piccolo Alfredino Rampi caduto in un pozzo profondo. Mi sono domandato allora quanti di loro nei giorni, nei mesi, negli anni successivi, hanno dedicato dieci minuti di attenzione ai bambini che sono affamati, sfruttati e... dimenticati in tutto il mondo.


  1. Ascolto periodicamente le letture bibliche di Pino Stancari e mi colpiscono due cose:

  • non fa alcun riferimento a quello che oggi succede nel mondo, spiega la Parola con la Parola, eppure la sua lettura penetra nella nostra coscienza personale e nei più gravi problemi sociali e politici. Veramente la Parola è la spada a doppio taglio ( cfr. Ebr. 4,12-13)

  • mi rendo sempre più conto di quanto sia scarsa la mia conoscenza della parola di Dio, ma ascoltando Pino non mi sento depresso per questo: prevale il gusto del latte della Parola ( cf. 1 Pt.,2, 1-2).


  1. Mio fratello Luigi mi regalò un libro del P. Calvez, Dio e la politica.

Lo lessi con grande interesse perché poneva il problema del rapporto fra esperienza religiosa e impegno politico che finora era stato considerato un fatto etico e non ancora di fede.In questo libro P. Calvez si proponeva di partire dall’ esperienza politica per vedere come si apriva a quella religiosa. In un secondo libro avrebbe tentato il cammino inverso: dall’ esperienza di fede a quella politica.

Dopo due o tre anni gli chiesi se aveva scritto il secondo volume e mi disse di no, perché il primo non aveva avuto successo.


  1. P. Mario Castelli specialmente negli ultimi anni della sua vita, provato da una forma gravissima di morbo di Parkinson, in testi brevi e densissimi ha fatto un primo passo per comprendere l’ impegno dei cristiani per la politica a partire dalla contemplazione di come Dio opera per la politica. Chi raccoglierà questa preziosisima indicazione per la realizzazione della “Chiesa nel mondo contemporaneo”?


  1. Una ragazza molto intelligente mi ha detto che suo padre gli aveva spiegato così la parabola dei talenti: mio padre era benestante, io sono molto più ricco di lui e voi, figli miei, dovete essere molto più ricchi di me.


  1. Un amico senatore ha fatto ad alcuni suoi colleghi una proposta di impegno per la crescita della coscienza politica, ispirandosi a cose che avevo scritto in proposito nel ’75. Gli hanno risposto che dopo un anno c’erano le elezioni e non potevano perdere nemmeno cinque minuti in cose che non erano finalizzate a curare il proprio collegio.


  1. Con amici del sindacato ci siamo incontrati un pomeriggio a casa mia per prepararsi in qualche modo alla Pasqua. Maurizio Polverari per un impegno imprevisto non era presente. Parlando di lui i suoi colleghi indicavano così una sua particolarità: quando proponiamo un problema ognuno dice qual è il punto di vista della propria corrente o del proprio gruppo; Maurizio invece affronta il problema.


  1. In uno scambio epistolare scrissi all’on. Aldo Moro che più mi dedicavo alla contemplazione e più mi appariva l’importanza della politica. Lui mi rispose che più era preso dalla politica e più scopriva l’importanza della contemplazione.

A voce mi disse: siamo partiti, provenendo dalla Fuci e dai Laureati cattolici, carichi sul piano culturale e morale, ora siamo completamente scarichi.


  1. Ad un bravissimo Padre Provinciale comunicavo la mia tensione interiore per le ingiustizie e le violenze nella società nazionale e mondiale e per la carenza di annuncio e di testimonianza del Vangelo da parte della Chiesa. Lui mi disse che aveva contattato diversi padri molto seri, che non si ponevano questi problemi perchè erano perfettamente tranquilli nell’obbedienza ai superiori.


  1. In una consulta della pastorale del lavoro un sacerdote del nord era molto inquieto nei miei confronti perchè non ero abbastanza duro con gli aclisti. Così aveva anche minacciato di dare le dimissioni.

Don Saverio Gatti di Nicastro (Lametia Terme) raccontò la sua esperienza spirituale per un anno senza speranza di guarigione: aveva capito il significato che Dio è Padre.

Il sacerdote del nord ritrovò tutta la calma.

Don Saverio è morto dopo non molto ed era un vero pastore.


  1. Il tredici febbraio di questo anno è morto Luigi, l’ultimo rimasto dei miei cinque fratelli. Quando non riusciva più a comunicare ripeteva: Gesù, Gesù ho bisogno di te. Mi ha passato il testimone.