Due interrogativi ci accompagnano e ci assillano continuamente: che sperare e che fare.
Due problemi intimamente legati fra di loro che spesso vengono staccati: si spera senza fare e si fa senza sperare.
Quelli che sperano senza fare mancano chiaramente alla loro vocazione di persone libere e responsabili.
Più intricata è la condizione di chi fa senza sperare.
Il fare senza sperare manca di orientamento.
Ci sono delle urgenze – come il solito incendio da spegnere – che richiedono di non tardare un attimo e di non fermarsi a pensare. In tal caso l’orientamento è già dato chiaramente: salvare dal fuoco.
In molti casi, invece, bisognerebbe aver chiaro dove si vuole andare, ma si è presi dall’impulso a muoversi comunque, senza un chiaro perché. Subentra qui un’altra urgenza perché la direzione dei primi passi può determinare un successivo lungo cammino. Due passi stentati nella giusta direzione ti avvicinano alla meta; cento passi spediti sulla strada sbagliata ti allontanano dalla meta.
Fare senza sperare può portare alla presa conservazione, allo sforzo di rimanere a galla senza nuotare verso la salvezza.
E quando la speranza sembra lontana come può determinare il fare “hic et nunc”, ora e in questo frangente? La speranza cristiana è essenzialmente escatologica.
Queste considerazioni possono apparire ovvie e quindi oziose. Qualche fatto può farne scoprire l’importanza.
Molte volte, specialmente in incontri di pastorale, ho tentato di proporre una riflessione spirituale, in particolare la necessità di partire dall’ascolto della parola di Dio per poter “discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto” (Rm. 12, 2). Per lo più, senza nulla obiettare, si è passati subito al “concreto”, a quello che era bene fare e organizzare per avere successo; senza chiarire successo di chi e di che cosa. Ho colto una gran confusione fra spirituale ed astratto.
In una tavola rotonda, o meglio in una conversazione a tre sul medesimo tema, avevo cercato di indicare come la fede cristiana fosse l’incontro concretissimo con il Signore, il Verbo di Dio che si è fatto carne ed ha posto fra di noi la sua tenda, fino all’annullamento di se stesso, alla morte e alla morte di croce (cfr. Prologo di S. Giov.; Fil 2).
Chi ha parlato dopo di me, persona che stimo molto, ha iniziato dicendo: dopo i discorsi molto belli di Pio, ora io farò delle riflessioni concrete, con i piedi per terra.
In una consulta di gesuiti si doveva parlare dell’Istituto Massimo. Nel mio intervento invitai a porsi sul piano della fede e quindi del Mistero che ha al centro la povertà. Chi presiedeva, era stato da poco il mio istruttore spirituale, si confidò con un altro superiore: Pio mentre parlavamo dei problemi del Massimo ha tirato in ballo la fede!
Un confratello amato e stimato mentre proponevo un discernimento evangelico disse con estrema chiarezza che lui aveva sempre praticato un discernimento solo etico.
Da poco nominato superiore della piccolissima comunità della Cappella dell’Università partecipai a un incontro di tre giorni dei Superiori della Provincia Romana.
Non era previsto un tema. Io proposi di iniziare domandandoci di che cosa c’era più bisogno nella Chiesa che è in Italia, per vedere come potevamo fare di utile. Invece un altro padre, che stava per diventare Provinciale, propose di cominciare comunicando quali erano i problemi delle nostre comunità. Dopo un tempo di riflessione lo stesso futuro provinciale fece una proposta mediana: Pio in dieci minuti avrebbe esposto i problemi della Chiesa, di cui lui si intendeva, e poi si sarebbe parlato dei problemi delle singole nostre comunità.
….i fatti potrebbero essere tanti.
Quel che speriamo e quindi quello che siamo chiamati a fare è: Mistero. Una parola che spaventa e sembra chiudere ogni discorso. Mistero della fede!
E’ la nostra speranza ed è l’indicazione più chiara di quello che dobbiamo fare…urgentemente.
Il primo passo è: “sta’ in silenzio davanti
al Signore e spera in lui” (salmo 36). Poi guarda il diario e l’orologio per vedere se hai un altro appuntamento a questa ora.
E’ il Mistero di ogni cosa e di ogni persona, e di tutti i legami che ne fanno un unico organismo. E’ il Mistero che riempie tutti gli spazi e tutti i tempi. E’ il Mistero massimamente intimo, immanente e trascendente. E’ il Mistero che chiamiamo Dio, e “obbedienti alla parola del Signore e formati al suo divino insegnamento – da cristiani – osiamo chiamare: Padre”.
La speranza
Quale speranza? Chi e che cosa sperare? Quando avverrà? Attraverso quali passaggi personali e dell’umanità? Soprattutto quali prove ci attendono?
“Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: Convertitevi perché il regno dei cieli (Dio) è vicino” (Mt. 4, 17). Gesù è “la via, la verità, la vita”; è la via della nostra speranza.
Recuperare il Mistero
Verifichiamo la nostra vita cristiana ed ecclesiale, verifichiamo soprattutto il nostro cuore con la lama a doppio taglio della Parola (cfr. Ebr. 4, 12-13).
Forse siamo andati appresso ad altri valori o disvalori, forse abbiamo riposto il Mistero nelle nostre parole o nelle nostre elucubrazioni mentali, forse siamo stati presi dal fare e non abbiamo coltivato la speranza.
Per noi cristiani il momento centrale è la Messa, ho scritto in proposito in occasione del 50° della mia ordinazione sacerdotale.
Tutte le religioni
Non solo le tre principali che vengono classificate come monoteistiche, tutte le religioni, anche quelle che ci appaiono più scarse e terra terra, in quanto nascono da un interrogativo sul senso della vita e della morte e dal bisogno di aiuto, tendono verso il Mistero. E così ogni altra ricerca sincera, filosofica, etica, estetica, ecc. tende verso il Mistero.
Il soggetto
Chi può recuperare il Mistero? Tutti gli uomini che Dio ama (cfr. Lc. 2, 14). Perché tutti siamo piccoli e poveri.
Ci sono poi quelli che noi avvertiamo come piccoli, poveri e sofferenti: sono in prima fila, stanno in quel “basso” da dove entra al potenza di dio per la salvezza universale.
I frutti del recupero del Mistero
L’umiltà. Il riconoscimento della radicale insufficienza di ogni singola persona e di qualunque aggregazione umana.
L’umiltà, virtù fondamentale in tutta l’esperienza ebraico - cristiana, singolarmente assente nella dottrina sociale della Chiesa.
Il superamento dei conflitti religiosi e della componente religiosa che aggrava tutti i conflitti.
La spinta più forte ad essere operatori di pace.
La crescita della responsabilità verso gli altri, verso tutti e verso il tutto, la vera coscienza politica.
La liberazione da tutte le seduzioni idolatriche:
del potere,
delle ricchezze,
del piacere,
della ragione,
delle scienze e delle tecniche.
La scoperta della laicità come profezia del popolo di Dio sul mondo.
La ricerca e la realizzazione di vie nuove per la convivenza umana.
Il Vangelo, ed ogni altra autentica ricerca del Mistero come alternativa non “di” potere ma “al” potere.
In un ordine religioso
Consapevolezza di essere istituzione e parte rilevante della grande struttura della Chiesa cattolica.
Riconoscimento della forte spinta autoreferenziale che viene vissuta come una necessità e quindi come una virtù, fedeltà al proprio carisma e alla propria vocazione. Riconoscimento della negatività del comportamento autoreferenziale.
Affrontare con grande fiducia nel Signore il rapporto fra la Spirito e le strutture nel concreto della nostra vita e delle nostre opere.
“Una cosa sola ti manca: va’ vendi quello che hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi” (Mc. 10, 21).
Vendi quello che hai e dallo ai poveri. Una operazione semplice e complicatissima per una istituzione religiosa: come far passare per la cruna di un ago una carovana di cammelli.
“Impossibile presso gli uomini, ma non presso Dio! Perché tutto è possibile presso Dio” (Mc. 10, 27).
Ciò che appare impossibile da realizzare tutto in una volta, può essere tentato un po’ alla volta, a condizione di non fermarsi dopo i primi passi, dopo i primi dolori come dopo le prime soddisfazioni.
Per la provincia italiana della Compagnia di Gesù
Dopo una esperienza fallimentare come superiore della comunità della Cappella dell’Università (‘58-65) non ho più avuto alcuna esperienza di governo, per cui mi guardo bene dal giudicare e dai consigli a chi, certamente con grande virtù, sopporta dei pesi molto gravosi.
Ciononostante mi vengono alla mente tante riflessioni che penso di dover comunicare anche se così facendo “ferisco me stesso”, per dirla con S. Gregorio Magno.
Mi colpiscono le innumerevoli iniziative per gli anniversari della nascita di S. Ignazio e di altri primi santi e beati.
Penso che con la carica profetica e innovativa che essi avevano, se fossero presenti oggi nelle catastrofi che accadono e che incombono sull’umanità, cercherebbero e troverebbero vie nuove. E se fossero presenti ai ritardi che la Chiesa istituzione vive al suo interno e nei confronti del mondo, sarebbero pronti a dare la vita per un rinnovamento radicale nella sequela del Signore Gesù.
Verso il Mistero
Tanti itinerari diversi, partendo da luoghi assai distanti e in nessun modo in comunicazione fra di loro, ascendono verso la stessa cima, verso il Mistero.
Quanto più salgono si avvicinano fra di loro, fino a incrociarsi.
Se rinunciano a salire corrono il rischio di precipitare – cosa molto più frequente quando si scende che quando si sale. E una volta precipitati al punto di partenza si sveglia - come alternativa all’ascesa – la lotta fra di loro.
Questa immagine può rappresentare il rapporto fra le esperienze mistiche delle varie religioni: ebraico-cristiane, induiste, buddiste, musulmane (i Sufi).
La politica
L’impegno per la pace che è il senso della vera politica richiede urgentemente il recupero della dimensione mistica della vita religiosa.
La realizzazione più piena della “vocazione politica” è la vita consacrata, non necessariamente sotto una regola e all’interno di una istituzione; preferibilmente puntando sul legame dell’amicizia spirituale più che sulle regole.
Ciò che frena o semplicemente distrae dalla ricerca del Mistero è antipolitica, moltiplica la frammentazione del genere umano.
Ordinare vari scritti.
Mistero e coscienza politica (pubblicati)
Abita la terra e vivi con fede
Depositum caritatis
La Messa unificare e proporre a Rubbettino
La profezia (e i fatti)
Vita consacrata (pubblicato)
Testi di riferimento
(Lettera ad Alessio) per la Cresima
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Un catechismo per gli adolescenti popolare
Un catechismo per gli adulti con i parroci