Incontri di discernimento e solidarietà
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Incontro di discernimento sul tema “La Chiesa che parla - Il sacramento ecclesiale dell’amicizia”

con Padre Rossi de Gasperis

Roma, 01 dicembre 2012

Alberto introduce l’incontro sul tema “La Chiesa che parla” leggendo la letterina di auguri di Suor Chiara Patrizia inviata in occasione dell’Avvento e delle Prossime feste di Natale; scrive Suor Chiara:

“Buon Avvento! Buon Natale! di Pace e Bene – E’ il tempo della Speranza e dell’ATTESA di un BIMBO, che proprio nella sua inermità, è il Salvatore del mondo. ! proprio un BIMBO piccolino è il nostro Signore e Salvatore. Grande è il Mistero. Custodisco la gioia dell’ultimo incontro con tutti voi; è stata una autentica esperienza della forza che ha in sé il sacramento ecclesiale dell’amicizia”.

Su questo tema dell’amicizia vorremmo soffermarci stamane con Lei a partire dall’amicizia spirituale che ha avuto e che ha con Padre Pio Parisi: è una esperienza importante che può essere utile per la riflessione di stamane. In questo senso chiediamo di darci una mano su questa esperienza di amicizia spirituale.

Padre Rossi de Gasperis: soffermandosi sulle parole “sacramento ecclesiale dell’amicizia” sottolinea come il sacramento non è mai una cosa in se stessa, ma è piuttosto il segno di un’altra cosa, il segno di una realtà che va al di là. Quindi direi che l’amicizia di per sé non è un sacramento, è un fatto umano che è spirituale in quanto denota un altro fatto che la supera. Un’amicizia che si radica in un ambiente divino ; in questo senso è vero che nella Chiesa c’è amicizia, ma la Chiesa stessa è sacramento in quanto rimanda ad una realtà ultima, che la trascende e che continua anche quando non c’è più l’amicizia sperimentale. E questo mi pare un segno che stiamo qua legati all’amicizia con Pio. Amicizia che è andata e va al di là della consuetudine direttamente con lui. E allora è anche tra noi, amicizia fra persone che non è determinata dal contatto di ogni giorno. Questa comune relazione con Pio ci manda al di là di quello che siamo come persone fisiche di questo mondo.

Alberto : ci piacerebbe vedere questa realtà dell’amicizia spirituale collegata alla nostra realtà di Chiesa, perché l’amicizia è fondamentale anche nel rapporto all’interno della Chiesa, sebbene il legame primo è quello con Gesù Cristo. Credo che sia fondamentale la categoria dell’amicizia per far fare un passo avanti anche alla categoria della fratellanza di sangue la quale ci è data per il fatto che appartieni ad una famiglia. L’amicizia invece presuppone una accoglienza e un’offerta, quindi una libertà.

Padre Rossi de Gasperis: L’amicizia in fondo è la forma di carità/amore, però la carità può essere anche gratuita (ti voglio bene anche se tu mi odi) l’amicizia presuppone invece una reciprocità : in questo senso è molto più simile a Dio dove il rapporto fra le tre Persone è molto più simile all’amicizia che non nel rapporto familiare. Non c’è una carità senza ricambio, è una comunione di relazione. Sono piuttosto freddo nel dire che la Chiesa è una famiglia, perché la famiglia è un fatto di sangue , appunto. La Chiesa è un fatto di libertà. Anche le comunità religiose non sono famiglie; famiglia è un punto di partenza, deve diventare una apertura di carità a tutti, di amicizia a tutti, di amore amicale.

Giulio: osserva che in realtà l’amicizia è un rapporto a due, mentre la Chiesa, che è poi quello di cui c’è più bisogno oggi, è espressione di una fratellanza, non di sangue, ma non meno fratellanza. Tutti gli uomini sono figli di Dio. Dovendo parlare anche a chi non ha la fede ci può aiutare la ricerca di Padre Teilhard de Chardin il quale sostiene che c’è una forza cosmica che attira tutta la storia. E’ proprio l’amore l’energia più grande dell’universo. Io sostengo che oggi c’è bisogno di riscoprire la dimensione fondamentale della fratellanza non solo in senso spirituale ma anche in senso politico. Non dimentichiamo che la modernità si è costruita su tre parole: libertà, legalità, fraternità. Questa terza è stata messa tra parentesi. Maritain ha sottolineato la profonda radice cristiana di questa proposta ; e di questo oggi c’è più bisogno, al di là dell’amicizia, (anche Gesù aveva degli amici e un apostolo che amava più degli altri). Però oggi il mondo ha bisogno di riscoprire la comunione, nella quale si può anche litigare (conosciamo bene come è andata a finire fra Caino e Abele) pur rimanendo fratelli. Mentre con l’amicizia no. ; una volta che hai rotto l’amicizia , questa muore perché volontaria. Ma in realtà l’amicizia non basta. L’amicizia attiene più alla sfera emotiva, alla sfera affettiva. Io credo che la Chiesa oggi abbia bisogno di dare testimonianza di questo amore fraterno che Teilhard de Chardin considerava una sorta di sentimento della specie che va riscoperto per sentirsi assolutamente tutti sulla stessa barca. Il quest’ultimo punto della traccia “la Chiesa che parla” Pio pone la questione della fede, fede che non è né una morale né una dottrina. E’ un rapporto personale con Gesù Cristo morto e risorto. Cosa che non si vede con chiarezza se ci si ferma ai riti, dove manca la dimensione del silenzio e della preghiera, dell’ascolto della Parola.

Roberto : amplia la riflessione portandola al rapporto fra i popoli. Cita in proposito l’esperienza di un medico palestinese di Gaza al quale sono state uccise le tre figlie più altri parenti. L’articolo che ho letto parlava di un libro da lui scritto dal titolo “Io non odio”, dove spera che la strada sia quella del dialogo, di una amicizia che lega profondamente le persone nel substrato profondo di questi due popoli in continua guerra, ma che debbono individuare una nuova strada. Approfittando dell’esperienza da lei avuta in quelle terre volevo capire se c’era qualche sua riflessione nel merito.

Padre Rossi de Gasperis: C’è una associazione che si chiama “Associazione dei parenti delle vittime” sia palestinesi sia israeliane che hanno perduto i loro cari in queste lotte e che hanno deciso di fare la pace. A Gerusalemme una sera abbiamo avuto un incontro fra un signore palestinese che aveva perduto il figlio e una signora israeliana che aveva perduto il marito. La signora israeliana diceva : “Io attraverso il dolore ho scoperto che siamo esseri umani” Invece io sono stata formata a considerare che noi siamo ebrei e loro sono gli arabi. Attraverso questo fatto che tutti e due siamo stati colpiti ho scoperto che siamo prima di tutto esseri umani”. Con un certo umorismo annotava poi “ voi cristiani europei lo avete scoperto ma non lo mettete in pratica; voi almeno dite, noi non lo diciamo nemmeno.” C’era Martini che era molto interessato a questo discorso perché appunto quello che è essenziale e che la Croce fa scoprire la comunione. Questo sono almeno 500 famiglie (israeliane e palestinesi) che fanno parte di questa associazione, che fanno anche una attività internazionale perché cercano di aiutare questi popoli divisi a scoprire qualcosa di comune che li affratella. E’ chiaro che va in ballo la fede perché come dice il Vangelo di Giovanni siamo fratelli se abbiamo lo stesso Padre. Quindi scopriamo la fraternità e attraverso la fraternità la paternità di Dio ,oppure attraverso la paternità di Dio la fraternità fra noi. La fede dunque è coinvolta in questa carità.

Giulio: domanda se c’è un modo di giocare questa idea della fraternità anche fra chi non ha la fede che ci rimanda al Padre comune; fraternità non di sangue ma di condizione comune.

Alberto: richiama una affermazione del Concilio (Gaudium et Spes) per cui la Chiesa non è contrapposta al mondo ma è nel mondo e per il mondo. L’azione dei cristiani, anche quella feriale, rientra nell’azione di Chiesa superando così ogni contrapposizione fra sacro e profano. Tutto rientra nella santità della vita cui siamo chiamati. La vita dei laici è chiamata ad essere una liturgia in tutti i suoi aspetti (sociali, economici, famigliari). Da questo punto di vista la cosiddetta proposta del –“progetto culturale “ non coglie questa ricchezza. Il Vangelo viene trasformato in qualcosa di culturale e quindi si mette tra parentesi l’annuncio della Parola di Dio con la quale confrontarsi e tentare di incarnare. In secondo luogo si rischia di considerare il “Bene comune” in funzione delle istituzioni ecclesiastiche. Dobbiamo invece riscoprire il rapporto fra Chiesa e mondo così come il Concilio lo ha presentato per cui la Chiesa è chiamata ad essere lievito e fermento. Il punto cruciale è vivere le radici profonde della nostra fede e del nostro essere in rapporto al Cristo (questo sia come singoli sia come chiesa) sapendo che solo così si possono avere conseguenti frutti di evangelizzazione e di relazioni fraterne e d’amore. Questo riguarda dunque l’esperienza personale, comunitaria e di Chiesa, e la Chiesa è chiamata fondamentalmente a far crescere queste radici. In questo senso, veramente, come si diceva a Urbino con Sr. Chiara Patrizia è importante scoprire una pastorale delle domande , una pastorale che apra l’uomo al Mistero. Mentre invece, spesso, si punta ad una pastorale delle risposte che si propone di dare certezze, come ad esempio accade per la dottrina sociale, che certamente dà indicazioni importanti per la vita economica e sociale, ma non è un programma politico di per sé e soprattutto non può sostituire l’annuncio del Vangelo. Anche la nuova evangelizzazione di cui si parla non può essere un semplice fatto organizzativo o di utilizzo di mezzi moderni per l’annuncio, ma deve basarsi sulla cura, la rigenerazione, la riscoperta tutti insieme delle radici delle fede profonda, la quale di per sé non coincide con la religione che va considerata al servizio della fede.

Soana : propone di leggere il testo del punto 10 della traccia di Pio.(che riportiamo di seguito)

“La Chiesa che parla: Un amico dotto mi ringraziava di alcuni miei scritti a suo parere molto validi ma che difficilmente avrebbero avuto successo presso i cristiani normali.

Chi sono oggi i cristiani normali: il Vangelo propone oltre la sequela di Cristo, anche un cristianesimo ridotto a un ben vivere non senza opere buone e devozioni, che per lo più vanno scemando? In questo cristianesimo ancora oggi abbastanza diffuso scarseggia sempre più il silenzio e si moltiplicano le parole, ma non quelle della vera predicazione “per la parola di Cristo”.

Non mancano le critiche, più o meno profonde, alle parole della gerarchia ecclesiale, specialmente quando interviene in questioni attinenti alla politica.

Io invito ad andare in profondità ed in estensione.

In estensione, rivolgiamoci al popolo di Dio, al numero sconfinato di quelli che sono stati, sono e saranno. In loro c’è spesso una capacità di silenzio profondo, accompagnato o meno da parole di pazienza e di fiducia non riducibili alle esortazioni correnti ad accettare tutto con rassegnazione cristiana. C’è un parlare da buoni cristiani che non ha nulla a che vedere con il discorso della montagna.

Il problema principale mi sembra sia quello di un cristianesimo devitalizzato, costituito da osservanza e da riti che tranquillizzano le coscienze e conservano un certo ordine nella Chiesa. Quel che manca è l’annuncio e la sequela di Gesù Cristo, l’adesione alla sua passione, morte e risurrezione. Alcuni parlano di cristianesimo adattato allo spirito del mondo che non è più lievito e sale. E questo falso cristianesimo parla e non di rado si trova in sintonia con lo spirito del mondo.

“La fede dipende dunque dalla predicazione e la predicazione si attua a sua volta per la parola di Cristo” (Rm. 10, 11), “Factus sum mutus et verbosus, mutus in necessariis, verbosus in otiosis” (S. Gregorio Magno).

Padre Rossi de Gasperis: Mi sembra che tutto questo venga da una confusione grande fra Chiesa e mondo. La prima eresia cristiana è stata la gnosi. LA gnosi è la riduzione della storia alla natura, una operazione massonica, fondamentalmente, in cui pian piano si pretende che il discorso di fede abbracci la creazione, come se questo fosse un fatto già compiuto. Quello che si dimentica è la storia. La fede cristiana è storia non è natura, quindi non può esserci la pretesa di fare una filosofia del mondo di oggi. Il mondo di oggi, dice Giovanni, è fondato sul maligno; quindi non si può ignorare questo. La Chiesa è un piccolissimo granello di polvere dentro una realtà molto più grande. E’ vero che è per il mondo, è nel mondo per il mondo, ma non ha niente a che fare con quello che domina il mondo che è un fatto negativo fondamentalmente. Tutto quello che c’è nel mondo è concupiscenza della carne. Quindi non si può pretendere che il Papa sia il parroco del mondo. Questo è l’equivoco. La Chiesa è continuamente tentata di insediarsi in questo mondo, di diventare una parte stabile di esso ; mentre invece deve passare oltre. Il Natale non è il Mistero cristiano fondamentale, è la Resurrezione il Mistero fondamentale, cioè l’aldilà di questo mondo. Se invece il Natale è una nascita di una persona che viene nel mondo per impiantarsi nel mondo, viene fuori una gnosi. Quindi si ignora la storia. Non si può dire che Dio sia il Padre di tutti, Dio è il Padre di Gesù Cristo e si diventa figli di Dio solo in Gesù Cristo. Dice il Vangelo di Giovanni : siamo fratelli perché abbiamo lo stesso Padre in Gesù Cristo. Il creatore certamente ama la creazione, c’è una differenza fra creazione e alleanza. L’alleanza è un fatto storico iniziato con Israele e continua con la Chiesa che si è agganciata ad Israele. MA questo è un piccolo cammino dentro la storia.

È chiaro che camminando nella storia non ci si può non preoccupare della storia. Faccio sempre l’esempio del treno che mi porta da un posto ad un altro, ma dal treno ad un certo momento devo scendere e allora il fatto di credere che la Chiesa sia venuta per impiantarsi nel mondo è come pensare che dal treno non si deve scendere mai. Questo mondo passa. Sento sempre il disagio di fare un discorso filosofico che abbraccia tutto e che ignora la storia. Io non direi che siamo tutti figli di DIO, diventiamo figli di Dio attraverso la fede. Ma la fede non è un sentimento così vago, è la confessione della fede di Dio in Gesù Cristo. La Chiesa parla autoritativamente nel mondo, ma non è una autorità di questo mondo; non ha diritto di parlare dicendo quello che gli uomini debbono fare. E’ una questione di missione evangelica; nuova evangelizzazione vuol dire tornare a questa concezione della modestia estrema della Chiesa che fa agli uomini una proposta dicendo “ guardate, la mia speranza è fondata sulla salvezza che viene da LUI, questa è la mia speranza e spero sia anche la vostra; vedete però se vi va bene ”. Nell’affermare che la salvezza viene da Cristo non c’è nessuna imposizione.

Liborio: c’è sempre questa superbia della gnosi, che l’uomo può salvare se stesso. E oggi religioni e spiritualità varie così come sono propagandate sono anticristiane perché esaltano la capacità dell’uomo di auto salvarsi. Noi siamo fratelli perché siamo tutti figli di questo mondo, ma dobbiamo fuggire liberarci dall’essere figli di questo mondo nel quale siamo stranieri, per diventare figli di Dio. Figli di Dio si diventa non per nostro merito ma per Grazia. Soltanto incontrando la Grazia di Dio che si manifesta in Gesù Cristo.

Una domanda: con riferimento all’esperienza del palestinese e dell’israeliano che attraverso l’esperienza del dolore sono arrivati a capire la comunione fra gli esseri umani (quella è storia non è gnosi) si può sviluppare di più questa riflessione? Una seconda domanda riguarda il rapporto della Chiesa con la realtà sacramentale. Mi sembra che ci sia stata una “ cosificazione” della realtà sacramentale. Il sacramento è diventato una cosa da prendere, da dare, una cosa che esclude l’unione dell’uomo con Dio. Penso che quanto più cresce il Regno di Dio nel cuore degli uomini tanto più diminuisce l’aspetto istituzionale dei sacramenti e cresce la percezione dell’abbraccio d’amore del Signore attraverso il segno sacramentale. Il problema è come dire e come rendere manifesto tutto questo; come annunciare la Parola che è Cristo stesso.

Padre Rossi de Gasperis: a proposito di che cosa è la nuova evangelizzazione potremmo dire che è la rimessa in valore della fede rispetto alla religione, perché la religione preso il posto della fede. E così i sacramento sono diventati cose, con un aumento del fervore religioso che consiste nel fare sempre più cose. Quindi sacramentalizzazione a tambur battente. Si perde il tempo e temo che la maggior parte dei sacramenti che amministriamo non hanno senso in quanto non sono segno di una realtà superiore, ma sono diventati una cosa. Ora la religione è una cosa fatta dalle mani degli uomini, è la forma che la fede di un popolo prende ad un certo punto con particolari pratiche ed azioni da fare; per questo c’è una religione cristiana di rito latino, ambrosiano, greco, ma la fede è la stessa perché è la fede cristiana. Diversi sono i modi di esprimere questa fede attraverso il credo, ma il credo ha preso il posto della fede personale. La fede in Dio è “io credo in te”. E’ il rapporto fra me e te; è un fatto mistico. La fede non si può ridurre alla formula del “credo”. Se la verità diventano i dogmi , allora anche i dogmi diventano cose. La realtà che corrisponde al dogma va molto al di là.

Giulio: ci sono strumenti che ci aiutano a ritornare alla fede ( come ad esempio preghiera, silenzio, contemplazione, comunità) ed a lasciare un po’ da parte la religione?

Padre Rossi de Gasperis: Una cosa che si potrebbe fare è prendere coscienza dei vari modi con cui i cristiani nel mondo, cioè le diverse chiese cristiane, esprimono la loro fede. Ad esempio: vivendo a Gerusalemme mi ha colpito il fatto che nel tempo pasquale se telefonate ad un monastero orientale (sia ortodosso sia cattolico) la prima cosa che dicono al telefono è “Cristo è risorto” e tu devi rispondere” è veramente risorto”. Questo è importante . Per i cristiani orientali al posto dell’eucarestia c’è l’icona. Lo sfondo d’oro dell’icona vuol dire che tutto il mondo presente è nel cielo della Resurrezione, cioè viviamo nella Resurrezione. Noi invece abbiamo il crocifisso. Noi siamo segnati da una prassi latina che ci ha portati a pensare molto più alla passione di Gesù che non alla resurrezione. Spostare l’accento dalla passione alla Resurrezione, questa può essere la nuova evangelizzazione, perché questo è l’unico mistero cristiano che esiste. Senza resurrezione non c’è cristianesimo nel mondo; senza resurrezione nessuno avrebbe scritto i Vangeli. Gli apostoli avrebbero detto : torniamo a fare i pescatori a riscuotere le tasse ….L’unico Cristo che esiste oggi è il risorto, non è il bambino Gesù. Dovremmo spiegare meglio perché celebriamo il Natale quando invece il Cristo è risorto. I Vangeli sono stati scritti dopo la Resurrezione proprio perché bisogna rileggere la storia terrena di Gesù alla luce della resurrezione con l’obiettivo di capire chi è il Cristo di oggi non in Cristo di ieri. E’ stata la Resurrezione che ha fatto esplodere il cristianesimo nel mondo.

Roberto : San Paolo diceva che mentre questa vita terrena si consuma si realizza una vita nel cielo, nella realtà dell’oltre. In questo senso occorre cercare il senso della vita nella storia, il senso di questo impegno che c’è ed ha un valore, perché tutto il nostro vivere ha un valore. Dio ha creato il mondo, l’uomo, perché operasse, ma in un cammino che ci trascende. Va secondo la direzione del progetto misterioso di Dio per passare da una realtà contingente ad una realtà che ci trascende e che però noi siamo impegnati a costruire a partire dall’oggi con la nostra azione, ma seguendo la nostra fede, l’insegnamento di Gesù.

Padre Rossi de Gasperis: L’unica cosa che rimane, dice San Paolo, è la carità; ciò vuol dire, come Gesù ha fatto, che noi dobbiamo consumare questa nostra vita nel presente nella carità. Con questo prepariamo l’uomo adulto futuro ; non siamo ancora degli adulti: Io ho 86 anni ma sono pochi, son ancora un bambino rispetto all’uomo adulto che è l’uomo risorto. La resurrezione ci indica chi è l’uomo, chi dobbiamo diventare e dobbiamo diventare proprio consumando la nostra vita presente nell’amore, nella carità, perché questa è l’unica cosa che rimane. C’è una identità perfetta fra risorto e Gesù terreno e quindi c’è identità perfetta fra quello che saremo domani e quello che siamo oggi. Per questo dobbiamo però riempire la nostra vita di amore perché questa è l’unica cosa che rimane. Però un amore di gente che sta passando non di gente che s’insedia qui. Un amore di chi tiene pulito il treno, perché è bene occuparsi del treno, ma per poi scendere. LA resurrezione è un qualcosa che riguarda tutti gli uomini, poi ciascuno ci arriverà per la sua strada. Ho letto un bell’articolo “Il forse del card. Martini” dove Martini su molte cose affermava”non lo so “; come si salveranno i buddisti? Non lo so. Perché lo debbo sapere io, chi sono io! Cioè la pretesa di dire di enunciare dogmi dappertutto. So che il Signore li ama certamente: Il creatore li ama, quindi li salverà. La salvezza che è arrivata a noi riguarderà anche loro, senza nessuna pretesa di mandare quello in un luogo e quell’altro in un altro.

Soana: c’è necessità di una Chiesa che parli con la Parola di Dio per essere madre e maestra e quindi considerare la nuova evangelizzazione come una sorta di pedagogia, evitando che l’annuncio della Parola diventi religione, rito, ma rimanga sacramento perché segno di Dio e non degli uomini. (Della religione abbiamo bisogno, non si vive solo di Fede) Oggi invece la Chiesa è un po’ come il maestro che invece di educare il bambino per aiutarlo a diventare adulto sta lì per esercitare il suo potere di maestro. Il risultato è che sempre di più questa Chiesa si chiuda nel treno, non sapendo più cosa c’è fuori, e rendendo difficile la comunicazione. Questo dà senso anche alle cose dette all’inizio sulla fraternità, sull’amicizia spirituale. Siamo noi cristiani che ci dobbiamo farci interpreti /testimoni delle fede e della Parola. Da questo punto di vista l’amicizia spirituale tra due o più dovrebbe essere il luogo dove questa fraternità universale può essere coltivata, può essere approfondita, può essere lavorata in profondità ed in estensione. Allora sì che tutti possiamo diventare la Chiesa che parla perché si parla attraverso la Parola, è la Parola che parla, e parla anche attraverso di noi. Alla fine questo è un rapporto mistico con Dio. Fraternità come imposta, ma riconoscersi fratelli in Cristo solo per chi ci crede.

Padre Rossi de Gasperis:La creazione è fatta perché cresciamo. Questo dipende da una visione , da una mentalità greco- latina che ci porta a dire che siamo fratelli perché siamo uomini. Non è così . Essere uomini vuol dire crescere. Non si nasce né uomini e donne, si diventa uomini e donne. Siamo nati per diventare figli e poi risorgere con Cristo. La Bibbia parla di un fatto dinamico e non statico. Molte cose non le sappiamo perché non so quello che diventerò. Importante è come vivo adesso per diventare quello che devo diventare. Vedere questa unità del piano della salvezza. Purtroppo noi abbiamo tagliato fuori l’antico testamento , c’è un ignoranza spaventosa dell’antico testamento in Italia.

Volevo raccontarvi una mia esperienza nel merito. Partendo da quello che ha fatto Giovanni Paolo II, che nella recita del rosario ha aggiunto il giovedì i misteri luminosi, ed ha fatto bene perché inizialmente i misteri erano limitati dell’infanzia e alla passione e morte di Gesù. Così ha introdotto altri momenti fondamentali della vita di Gesù : il Battesimo, le nozze di Cana ,l’inizio della predicazione del Vangelo, la trasfigurazione e la cena di Gesù. Non dobbiamo dimenticare che Il Rosario ha formato generazioni di cristiani alla preghiera ed anche alla conoscenza della scrittura.

Ricordo che Il rosario è stato diffuso molto in Europa dopo la battaglia di Lepanto contro i Turchi ed ora i turchi ritornano da altre parti; questo vuol dire come Dio conduce la storia.

Allora io ho pensato : Perché se restano tre giorni lunedì ,martedì e mercoledì, nei quali i misteri si raddoppiano , perché non inserire i misteri dell’antico testamento? Allora ho fatto un progetto di 15 misteri tratti dall’antico testamento e l’ho inviato ad un teologo italiano , vescovo molto conosciuto e ad un dignitario del Vaticano che è anche animatore spirituale , dove si parlava dell’alleanza di Mosè al Sinai , della creazione, del diluvio, della torre di babele, del regno di Davide.

Il teologo mi ha risposto che sentendo queste cose la gente penserebbe a qualcosa di troppo intellettuale, il dignitario del vaticano mi ha risposto che ormai le persone erano abituate a dire il rosario in quei giorni per cui potrebbe avere difficoltà a cambiare.

Questo vuol dire che non conta l’Antico Testamento , non conta la storia. Ma non conoscendo l’Antico Testamento diventa difficile conoscere anche il Nuovo.


Giulio: Il discorso di Giovanni XXIII (il famoso discorso della luna ) pronunciato in occasione dell’apertura del Concilio (11 ottobre 1962) è a mio avviso una anticipazione di tutti i temi fondamentali della discussione conciliare. Il Papa considera le persone di quella piazza come suoi rappresentanti proprio quando dice: “ andando a casa accarezzate i vostri bambini e dite loro : questa è la carezza del Papa”. Simbolicamente è come dire : Voi siete la Chiesa come me che sono il Capo.

Volevo chiedere a Padre Rossi: rispetto a questa impostazione conciliare ora come stiamo? C’è stato un arretramento? Siamo tornati indietro? Il ruolo dei laici oggi qual è? Vorrei capire da lei se è vero che c’è stato questo arretramento rispetto al Concilio.

Padre Rossi de Gasperis: Credo che il Concilio sia stato un fatto troppo aristocratico. Non è venuto dal basso della Chiesa. E’ venuto dopo la guerra mondiale da una certa “èlite” anche di teologi, soprattutto francesi, magari condannati in precedenza da Pio XII, poi però riabilitati pian piano (De Lubac è stato fatto cardinale come Danielou, (Von Balthasar è morto prima ; probabilmente il Signore lo ha salvato). Quello è stato un movimento di elite anche da parte dei vescovi. Ormai i Vescovi del Concilio non ci sono più perché Wojtyla li ha pian paino sostituiti. Per questo è giusto che ci sia una nuova evangelizzazione, i cui contenuti però vanno peraltro chiariti. Credo sì che ci sia stato un allontanamento da Concilio; qualcosa è stata portata indietro, qualche altra cosa in avanti.

Giulio: per esempio la riforma liturgica ha dato certamente buoni frutti

Padre Rossi de Gasperis: si, questa riforma c’è stata, ma io sono meravigliato di quanto ritorno indietro ci sia, di quanto non sia stata capita dagli stessi preti.

Alberto: voglio riportare l’affermazione di Ghislai Lafont il quale sostiene che 50 anni sono pochi per vedere dei risultati. Però il Concilio è stato un seme che tutt’ora è vivo, se ne parla, se ne discute.

Padre Rossi de Gasperis: Certamente è un fatto di Dio che deve ancora fiorire. In Italia certamente in molti luoghi è come se non ci fosse stato. Lo dimostra la facilità con cui le cose non sono mai cambiate o sono tornate indietro.

Alberto: ricordando la prima Messa di un giovane sacerdote alla quale ha partecipato di recente, mette in evidenza l’emergere di una impostazione per cui il sacerdote viene posto in una posizione separata e superiore rispetto al resto del popolo cristiano.

Padre Rossi de Gasperis: Nel Nuovo Testamento mai si dice che nella Chiesa ci siano sacerdoti. Ce n’è uno solo che è Gesù. Tra i ministeri della Chiesa mai si dice che ci siano i sacerdoti; si dice anziani (gli anziani erano anche laici): anziani, presbiteri, vescovi, diaconi. Ma questi erano tutti nomi greci. Laici nel senso del laicato. Vescovo è l’ispettore, quello che viene a vedere. Tempo fa parlando con Martini gli ho chiesto quando nella Chiesa si è cominciato a parlare di sacerdoti. Dovremmo parlare di presbiteri non di sacerdoti. Presbitero significa capo della comunità, che presiede la comunità. Secondo Martini si è iniziato a parlare di sacerdoti quando è iniziata la conversione dei pagani; allora è stato ripreso il linguaggio sacerdotale pagano. Noi siamo esattamente nel vocabolario e nella mentalità dell’A. T. dove ognuno è sacerdote per se stesso; questo mai nella Chiesa, nessuno è sacerdote per se stesso, neanche il Papa. Il sacerdozio è in sacramento, ma vuol dire che è un sacramento relativo all’unico sacerdote che è Gesù Cristo. Quindi noi continuiamo a vivere tranquillamente con un vocabolario dell’A.T. senza nemmeno sospettare che il sacerdozio nella Chiesa è del Capo “Cristo” e di tutto il corpo della Chiesa. Questo c’è nel N. T.: noi siamo un popolo sacerdotale. Quindi la distinzione fra clero e laicato non ha nessun fondamento teologico. I preti nella Chiesa dovrebbero aiutare i laici a offrire il loro sacerdozio che è l’offerta di sé nel Battesimo. Quello è l’unico vero culto cristiano. Non è far dire le Messe, altrimenti diventano cose, appunto i sacramenti. L’unico culto cristiano è che io mi offro a Te, così come si è offerto Gesù, quindi questa offerta di me viene fatta nel quadro della commemorazione dell’offerta di Gesù. Ma non è che io offro Gesù al Padre, non ce n’è nessun bisogno. Gesù si è offerto una volta sola e basta, è più che sufficiente. Io offro me stesso nell’imitazione di Gesù, mettendomi nella sua offerta. Questo è dire Messa.

Questo accento clericale presente nella Chiesa sposta completamente tutto il discorso del culto cristiano e della stessa celebrazione dei sacramenti. E’ molto interessante che si parli di Gesù nell’ordine di Melkisedec il quale non faceva parte della casta sacerdotale di Aronne. Volendo fare un richiamo all’antico non si fa collegandosi con Aronne ma con Melkisedec. Prima ancora di Abramo c’è Melkisedec.

Soana: questo spostare l’accento sul sacerdozio, e quindi sul potere dei sacerdozio, di fatto deresponsabilizza quelli che vengono considerati laici. E’ uno spostamento continuo di responsabilità. Dall’altra parte la gerarchia stessa accusa i laici di deresponsabilizzazione.

Padre Rossi de Gasperis: Ci hanno rubato il Battesimo perché noi siamo stati battezzati senza sapere cosa sia il Battesimo. E’ quella l’ordinazione sacerdotale del cristiano. Quello è il popolo sacerdotale.

Massimo: Ma allora il Battesimo andrebbe fatto in altra età

Padre Rossi de Gasperis: non bisognerebbe battezzare più i bambini, ma battezzare gli adulti, forse, se vogliono. Oggi c’è parecchia gente che chiede di sbattezzarsi, perché è visto come fatto burocratico.

Soana: Aldo Capitini, che ha chiesto di essere sbattezzato, è stato messo al’indice dalla chiesa cattolica. Questo nonostante il suo impegno in nome della non violenza, per il dialogo fra le diverse religioni ed i diversi popoli. Persona che ha fatto da ponte fra religioni , culture in nome della non violenza. E’ il fondatore della Perugia Assisi.

Padre Rossi de Gasperis: facendo riferimento alla traccia di Pio (punto 10: la Chiesa che parla) osserva che Pio ha avuto una svolta quando si è orientato molto di più verso la Bibbia. Allora mi pare che è passato dalla filosofia alla Bibbia. In cappella avevo una certa difficoltà con lui perché mi sembrava che ci fosse un po’ questa tendenza gnostica, soprattutto quando si parlava di T. d. Ch. Come se creazione ed alleanza fossero la stessa cosa.

Francesco: stimolato dal discorso sul Concilio, su quanto si è realizzato o si è tornati indietro o si è rimasti fermi, la mia domanda riguarda il futuro, quello che succederà. In qualche modo sento un senso di responsabilità per quanto succede nella Chiesa e nel mondo e mi chiedo cosa posso fare e quello che mi debbo aspettare. I ragionamenti di stamane mi hanno richiamato alla mente letture su Gioacchino da Fiore (mistico medioevale) che parlava della venuta di una terza età: dopo la età del Padre e la età del figlio la età dello Spirito. Lui aveva di fronte la realtà del suo tempo, età di corruzione e di violenza e ci parla di pace, di concordia, di fratellanza. Si aspettava la conversione dei greci , dei giudei e la cessazione della violenza militare che insanguinava la sua epoca. Noi che relazione dobbiamo avere con il futuro. Fa parte della fede dei cristiani aspettare la venuta di cristo. Forse si corre il rischio di fraintendere le cose che ci dobbiamo aspettare, c’è il rischio di prendere degli abbagli. La domanda è: che relazione dobbiamo con questa dimensione dell’attesa del futuro?

Padre Rossi de Gasperis: Gioacchino da Fiore vedeva bene il mondo dove va, ma ha sbagliato nel pensare che questo si realizzi qui. Ha visto l’Apocalisse realizzata qui, come fatto presente. Io direi l’avvento è proprio l’aspettare qualcosa che non possiamo immaginare. Quindi l’Avvento non è una preparazione al Natale ma una preparazione alla venuta del Signore definitiva. È la speranza, dobbiamo sperare questo regno definitivo, ma senza tanto immaginarlo perché se lo immaginiamo lo immaginiamo con minestre riscaldate del passato, non possiamo ricorrere a cose del passato che conosciamo. Tutto il discorso escatologico della Bibbia è una immaginazione, ma da non prendere alla lettera.. Ma questa venuta del Signore nella gloria ce la immaginiamo in termini a noi comprensibili, ma certamente non sarà così. È qualche cosa che non sappiamo. Se lo speriamo vuol dire che non lo possediamo. La fede è una forma di speranza: “Io spero in Te”, non in questo o in quest’altro. Credo in una persona.

Alberto: Ho riscoperto di recente la preghiera al cuore divino di Gesù (di S. Maria Margherita ala coque) che mi sembra rispondere ad alcune riflessioni che ho ascoltato, in particolare quella del sacerdozio di ogni battezzato, in base al quale il battezzato è abilitato ad offrire se stesso, la sua vita, per la salvezza di tutti gli uomini, in stretta connessione con l’unico sacrificio eucaristico del Cristo. La vita feriale in che senso può e deve essere liturgia, lode di Dio, eucarestia? Una seconda domanda riguarda il tempo in cui si realizzerà pienamente la giustizia, la pace che noi aspettiamo.

Padre Rossi de Gasperis: In realtà penso qualche cosa che ancora non c’è , che ancora non ho e perciò spero. È come l’età adulta per un bambino, ancora non c’è, e non so come sarà.

Giulio: chiede un approfondimento circa due temi che Pio più volte proponeva: il tema della laicità e l’ apertura al Mistero

Padre Rossi de Gasperis: Nella sua esistenza terrena Gesù non ha conosciuto la gloria, non c’era la gloria che gli spetta come figlio di Dio. Non è nato nella gloria, è nato nello svuotamento. E’ vero che parlando della sua umanità non sa quando sarà il tempo della venuta del Regno , lo sa il Padre. Io più che dire che ho la fede direi che sono credente perché come credente sto appoggiato ad un altro, mi lascio guidare da un altro. Non è qualcosa da mettere in tasca la fede, è una relazione personale. Io mi fido di qualcuno, e mi fido. Lutero aveva ragione in questo senso ed è stato riabilitato da Papa Wojtyla. La prima cosa delle fede è che “io credo in te”, sono appoggiato a qualcuno, non mi reggo da solo: questo è il Battesimo. Il Battesimo è “io non vivo più per me stesso ma per te”. Questo è il culto cristiano. In fondo il chiodo di Pio sul laicato, su cui ho collaborato anch’io con quell’articolo sul sacerdozio , vuol dire che tutto il popolo di Dio è sacerdotale e quindi non c’è la divisione fra clero e laicato. E proprio perché non c’è più il sacerdozio di Aronne non c’è più la casta sacerdotale. I presbiteri sono laici. Tutti siamo laici.

Ricordo che a Gerusalemme c’erano due fratelli ebrei convertiti a Gesù , della casta di Aronne che pretendevano, in forza di ciò di essere presbiteri senza essere ordinati. Ma quella dell’offerta del cuore di Gesù mi sembra molto importante perché quello è il sacerdozio cristiano, è la devozione alla coscienza di Gesù . Il cuore nella Bibbia non è tanto la sede degli affetti ma è la sede della libertà. Il cuore è quello con cui decido di cosa fare della mia vita. Allora la sequela di Gesù non consiste nel farsi crescere la barba o nell’andare scalzi ; consiste nel contemplare la sua coscienza e saper vedere dove funziona la sua libertà. Perché l’unica cosa che posso veramente dare di mio , di me, è la mia libertà. Io consegno la mia libertà nella libertà di Gesù; questa è la devozione al cuore di Gesù. Quindi non vivo per me su questa terra ma vivo orientato nelle sue scelte. Le sue scelte diventano le mie, le sue motivazioni diventano le mie. Purtroppo è stata ridotta anche quella ad una cosa, ad una immagine che trovi nei banchi di chiesa , negli ascensori, nelle case religiose. L’offerta non è del cuore di Gesù ma di me stesso. Conoscendo la Bibbia si può vedere che questa è la nuova alleanza quando il tempio è stato distrutto e i sacrifici non c’erano più, le processioni non c’erano più, il sacerdote non aveva più niente da fare perché non c’era più il tempio; allora si è capito che quello da offrire sono io, è la persona umana che diventa l’offerta a Dio. Quindi la fede precede ogni religione, ogni modo con cui poi significo questa offerta (pane, frutti, soldi) ; queste cose significano qualcosa solo se io mi offro a te. Non che mando avanti queste cose invece di me. Quindi nel culto cristiano non ci sono sacramenti che precedono la persona, piuttosto seguono la persona. Dice Paolo: nessuno di noi vive per se stesso e nessuno di noi muore per se stesso. Si potrebbe dire: perché l’uomo non può vivere per se stesso?San Paolo dice: “a qualcuno ti devi dare, o ti dai alla prostituta o ti dai al Signore”” (Romani). Perché non si può vivere per se stessi. Non posso dire penso a me, vivo per me. Questa non è una antropologia vera. L’uomo non può vivere solo per se stesso. Vi suona?

Giulio: Si mi suona; noi siamo fatti a immagine e somiglianza di Dio e quindi siamo in relazione con Lui e con i fratelli.

Padre Rossi de Gasperis: Il fatto di essere uomini e donne è già la dimostrazione che non possiamo vivere per noi stessi (tu sei fatta per me ed io sono fatto per te)

Liborio: Si mi suona , però non è una cosa ovvia , mi fa paura. Prendere consapevolezza di questo certamente fa paura perché bisogna cambiare, convertirsi. Ora perché nella Chiesa c’è questa esigenza di sacralizzazione , mentre Dio non ha sacralizzato niente?(non c’è il sacro contrapposto al profano) . C’è però il santo. Quando noi sfuggiamo dalla responsabilità cui il Signore ci chiama vuol dire che abbiamo paura di dare una risposta alla proposta del Signore di metterci alla sua sequela. Uscire fuori da questa logica sia come persone sia come comunità della Chiesa è faticoso. Ci sono resistenze che vengono da ciascuno di noi . Sul fatto della sconfitta e della vittoria a mio avviso possiamo dire che Gesù è perdente ma non ha fatto il male. Anche noi possiamo fallire se ci opponiamo al mondo. Spesso diciamo che le nostre fragilità, il nostro male, il negativo di cui siamo responsabili la chiamiamo a sconfitta non lo possiamo assimilare alla sconfitta di Gesù messo in croce . Ci sono sconfitte e sconfitte e vittorie e vittorie. Gesù non ha compiuto il male

Padre Rossi de Gasperis: infatti la devozione non è alla croce, ma alla croce di Gesù che è la vittoria , la croce pasquale . Credo che sia vero che un uomo ed una donna che non scoprono che debbono donarsi non diventano uomini, non diventano adulti rimangono bambini

Liborio: Azzardo una analogia; io non penso che il sacramento dell’ordine per mancanza di vocazioni sia in crisi: Questo modo non profondamente cristiano di vivere la realtà sacramentale si pone per tutti i sacramenti, compreso il matrimonio.

Padre Rossi de Gasperis: sette è un numero biblico che vuol dire che nella chiesa tutto è sacramentale, niente è definitivo. La chiesa del nuovo testamento passa.

Liborio: Uscire da questa logica di sacralizzazione sia per quanto riguarda noi stessi sia rispetto alla comunione con gli altri (la chiesa), questo è faticoso. Ci sono resistenze che vengono da ciascuno di noi che siamo figli di questo mondo. L’insignificanza del mondo cultuale si aggraverà sempre di più se non se ne recupera la realtà più grande del sacramento che è realtà spirituale. Ora qualcuno pensa che questo significa snaturare la realtà stessa delle cose sacre. Per questo il segno deve indicare una realtà più grande.

Giulio: propone una esperienza di esercizi spirituali con Padre Rossi, anche di breve tempo. Anche una sola giornata per due volte l’anno.

Padre Rossi de Gasperis: gli esercizi del mese ignaziano sono una preghiera su tutta la Bibbia, dalla Genesi all’Apocalisse,almeno a grossi tratti, perché è una storia, bisogna entrare in una storia. Non valgono le forze della natura. Per esempio basta pensare a come Dio abbia realizzato la regalità universale di Gesù. Dio ha fatto una promessa a Davide dicendo : un tuo successore regnerà sempre sul tuo trono. Davide ha pensato che un suo successore sarebbe stato sempre sul suo trono. Ad un certo punto con l’esilio babilonese è finito il trono, è finita la regalità, è finita la monarchia è finita la casa di Davide. E’ così venuto fuori che Dio ha mancato di parola. Sono passati secoli finché è venuto fuori il figlio di Giuseppe il falegname della tribù di Giuda dunque della casa di Davide, ma chi si aspettava la realizzazione del regno di Cristo in questo modo,attraverso la croce . Ecco come fa Dio la storia. Si, si può dire Dio è fedele, mi fido di Dio , ma che succederà domani. Non posso dire che tutto va bene secondo i miei criteri: io mi affido a te . Le promesse Dio le realizza in modo del tutto diverso da come te le aspetti . Certo Davide non immaginava che andava a finire così. Giuseppe mette a disposizione del disegno di Dio la sua casata, mentre Maria mette a disposizione di Dio il suo seno.

Quello su cui mi sono sviscerato in tanti anni a Gerusalemme è come mai gli ebrei della prima chiesa ci hanno creduto. Solo per la resurrezione. Come mai hanno pensato che le scritture si siano compiute in questo modo.

Tutte le chiese sono nate dalle chiese dei giudei. Ci hanno evangelizzato loro.

Liborio: L’ebraismo attuale post cristiano( la tradizione giudaica diciamo così) in che rapporto sta con l’ebraismo fino a Gesù. Mi sembra che alcune cose in questo rapporto non si reggono.

Padre Rossi de Gasperis La religione ha sostituito la fede in quelli che si dicono religiosi, ma la fede ebraica è rimasta sia in quelli che si dicono religiosi sia in quelli che non si dicono religiosi ( questi ultimi sono più credenti degli altri). L’ebraismo praticante è ossessionato dal peso della religione che impedisce la fede viva.

Lo stato di Israele ora complica ancora di più le cose per fatti politici. Ma qualche cosa deve succedere .

Il ritorno di Ebrei nel paese di Israele non è sfuggito a Dio. E’ troppo conforme alle promesse della Bibbia per essere sfuggito a Dio. Ma il modo in cui si sta gestendo la politica israeliana è del tutto contrario alla Bibbia. Ci deve essere una terza cosa che deve succedere.

Questo ritorno alla terra dei Padri è un segno di Dio dopo la Shoa. Le due cose sia la Shoa sia il ritorno nella loro terra sono due cose da cui Dio non è assente. E’ il mistero della croce nel popolo di Dio Ma questo ritorno che si sta svolgendo, come la prima conquista ( questo è nostro voi andate via) non è secondo la Bibbia, non è secondo il disegno di Dio.

La nuova alleanza è per Israele non per la Chiesa. La Shoa è l’ombra della croce sul popolo di Dio. Certo dopo la Shoa non si può più parlare di Dio come prima.

A conclusione dell’incontro si è concordato di rivederci per un incontro in quaresima in preparazione alla Pasqua.

Discernimento


Incontri 2012-2013


  • 01 dicembre 2012
    La Chiesa che parla
    Il sacramento ecclesiale dell'amicizia