Incontri di discernimento e solidarietà
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16 febbraio 2013

Incontro discernimento sul tema "fede e politica"


L'incontro è stato programmato per avere fra di noi una riflessione sulla politica, anche in vista delle imminenti elezioni nazionali e regionali, partendo dalle piste di ricerca e dai valori che ci sono stati trasmessi da Padre Mario Castelli e Pio Parisi.

Introducono il tema Alberto La Porta, a partire dal pensiero di Padre Mario Castelli , e Franco Passuello , a partire dalla sua esperienza e dal pensiero di Padre Pio.

Alberto La Porta: Voglio esplicitare meglio il tema, che potrebbe essere mutuato dal titolo di uno degli scritti di Castelli " La coscienza credente di fronte al caso Italia" - ,elezioni politiche 2013 a partire dalle riflessioni di Mario Castelli - . E' un capitolo che ho trovato particolarmente illuminante ed attuale anche se di 20 anni fa, assieme ad altri scritti , non ultimo "Speranza operaia e speranza cristiana ".

Ci tengo a segnalarvi che sul nostro sito (www.incontripioparisi.it) è stato previsto un "Archivio Mario Castelli" dove si possono trovare moltissimi suoi scritti apparsi negli anni sulla rivista "Aggiornamenti sociali", oltre la ricerca che abbiamo condotto su suggerimento e con la collaborazione di Pio in memoria di Padre Mario Castelli sul tema del "lavoro", con un primo capitolo dedicato a "Vangelo e politica".

Riprendo dunque quanto diceva Castelli in un contesto certamente diverso; nelle direttrici fondamentali, nei problemi più di fondo , più strutturali della vita politica in Italia , nei rapporti dei cattolici e della Chiesa con tale realtà le sue riflessioni mantengono una grande attualità. Nell'arco degli anni emerge dagli scritti di Mario Castelli un pensiero piuttosto robusto, in grado di illuminare e sostenere il nostro discernimento di credenti di questo periodo.

Nel primo gruppo di riflessioni la cosa che lui nota , e che possiamo vedere quanto ancora sia vero ancora oggi è un fattore profondo di cultura e di costume. Castelli parla dell'atteggiamento di affiliazione di fronte all'autorità reale, sia quella ufficiale o come più spesso accade quella di fatto, che è caratteristico del popolo italiano. Alla luce di esso , appaiono ridicole le denunce e le lamentele dell'italiano medio nei confronti di questo modo di comportarsi, quando poi, nei suoi casi personali, egli vi ricorre abitualmente senza farsene problema alcuno. Non si tratta tanto di una distorsione morale dei soggetti interessati, quanto di una mentalità corrente- ma dalle radici antichissime- che grida allo scandalo solo quando scopre che qualche disposizione contrasta le proprie mire egoistiche.

Questo, dice Castelli ,provoca un deficit di libertà e un deficit di unità, che sono perduranti e del tutto attuali. Il deficit di libertà delle persone e dei cittadini si esplicita nella compiacenza verso i poteri forti e nell'assillo dell'interesse privato, obbiettivamente alleati fra loro , ciò che è messo in questione è prima di tutto la libertà della persona e del cittadino. C'è un proliferare di atteggiamenti di ignoranza politica di rifiuto ad impegnarsi in prima persona , di disimpegno e di delega, anche in presenza di denunce e forti contestazioni certamente motivate. Il clima delle campagne elettorali (lo vediamo in questi giorni) è spesso di tifo a favore di chi fa più promesse o più denunce , e di chi si mostra più aggressivo.

In realtà il vivere da credente, dice Castelli, richiede e rende possibile una partecipazione attiva alle lotte civili ed all'impegno politico, a partire dal voto e non solo dal voto. Il cristiano apprende dal Vangelo la libertà dagli idoli che sono i poteri forti, ma anche gli interessi propri , e dal Vangelo stesso trae la forza di praticare tale libertà. Proprio dai cristiani è perciò doveroso attendersi comportamenti coraggiosi ed esemplari, fino a rischiare la testimonianza del soccombere e del morire.

Voglio sottolineare come nella riflessione di stamane la parola politica non è intesa nel senso più ampio (l'atteggiamento del cittadino , del cristiano rispetto al bene comune), cui ci hanno abituato proprio Pio e Castelli; stiamo parlando di politica in modo più circostanziato , di politica intesa come gestione della cosa pubblica,ma che comunque per noi non è identificabile con la pura gestione del potere, cosa su cui sono sicuro si soffermerà Franco tra poco.

Ma accanto al deficit di libertà Castelli individua un deficit di unità, che deriva dal fatto che l'atteggiamento di affiliazione impedisce qualsiasi coscienza del bene comune. Così la carenza di responsabilità civile degli italiani fa corpo con la debolezza della loro identità nazionale e rende impossibile la visione di unità nazionale, dentro un indispensabile contesto europeo ed internazionale. Se non fosse così non si spiegherebbero fenomeni come quello della lega al Nord , o di piccoli gruppi partitici al Sud che si propongono obiettivi legati ad interessi locali particolari, spesso di tipo corporativo e essenzialmente egoistico. Questo atteggiamento ha presa fra le persone che si propongono un immediato scambio legato unicamente ad un interesse personale, ristretto, ben preciso . Questo sta accadendo sia fra credenti sia in ambienti legati agli operai : l'auspicio di Castelli di un incontro fra speranza cristiana e speranza operaia, che si intravvede nel suo articolo che porta questo titolo e che abbiamo citato in apertura, non ha avuto ancora adeguato riscontro e non si è dispiegato come auspicato. La logica individualistica e consumistica ha permeato tutta la società italiana. Siamo dunque in presenza di quella seduzione, di quell'addormentamento delle coscienze di cui parlava Pio . Diversamente non si spiegherebbe ad es. il consenso che l'ex Presidente del Consiglio sembra aver recuperato in pochissimo tempo in questa campagna elettorale.

La carenza di responsabilità civile degli italiani e la loro debole identità nazionale sono la causa prima della mancata correlazione fra Società civile e Stato : è il difetto di libertà per un verso e di unità per l'altro. L'agente unificatore del paese, lo stato nazionale oligarchico e centralista, ha avuto la pretesa, senza averne la forza, di sovrapporsi e contrapporsi alla stratificata tradizione politica delle diverse regioni e delle cento città. Con ciò ha mortificato l'autonomia, la creatività e la ricchezza della vita pubblica; ma disperdendo queste risorse ha indebolito anche se stesso nella coscienza e nella qualità della partecipazione popolare.

Su questo punto Castelli registra tra l'altro anche il fallimento del partito cristiano, la democrazia cristiana di quegli anni; " lo stato gestito dai cattolici dopo il 18 aprile 1948 fu lo stato liberale e fascista, occupato quale era senza che si percepisse l'opportunità storica della necessità pratica di una innovazione coraggiosa. La direzione del partito cattolico e la Chiesa italiana, secondo Castelli, contrastarono il tentativo di chi voleva percorrere nuove strade sul versante del decentramento e di una partecipazione più vigorosa della società civile e delle realtà locali,, rendendone impossibile il perseguimento.

Possiamo qui introdurre un ragionamento che fa Castelli quando parla di sovranità diffusa e di potere negativo da esercitare da parte della base per rendere viva la democrazia.

Il potere negativo è un potere proprio del popolo che esprime un modo di fare politica dal basso. Il popolo partecipa alla politica senza assumere direttamente la gestione della cosa pubblica, ma controlla , indirizza le scelte politiche attraverso strutture intermedie: soggetti economici, sociali, sindacali , culturali, l'associazionismo che esprimono esigenze particolari. Il potere negativo nasce come contrappeso alle strutture del potere positivo a tutela della sovranità popolare.

Da questo punto di vista è necessaria una profonda correzione allo stato centralistico e oligarchico, contro ogni pretesa di malinteso primato della politica. Non è un caso ad es. una insofferenza ricorrente verso la "concertazione" che disturba , e un fastidio di chi gestisce la cosa pubblica per le realtà intermedie che pur esprimendo esigenze particolari vanno coinvolte e svolgono un prezioso ruolo nella vita democratica. Sul piano del federalismo Castelli segnalava il fallimento del decentramento regionale da parte dei governi dell'epoca, che per molto tempo non dettero seguito al dettato costituzionale circa la creazione delle Regioni.

La ricerca di una maggior presenza della società civile in queste elezioni da parte di numerosi raggruppamenti nelle liste dei partiti è un segno di una apertura ad una più ampia partecipazione; mentre va rimarcato negativamente la non correzione del sistema elettorale che mortifica le possibilità di scelta dei cittadini elettori a vantaggio di scelte centralistiche e di vertice,e penalizza la capacità del sistema politico di tener conto della realtà senza semplificazioni, guardando i problemi che ci sono. E' in parte legato a ciò ad es. lo scomparire dal dibattito politico della questione meridionale,di un mezzogiorno che tuttora presenta un reddito pari 3/4 di quello del nord, con una povertà crescente se pur variegata ed una disoccupazione dilagante,particolarmente dei giovani meridionali.

Sotto il profilo della unità Castelli sostiene che la nazione Italia è ancora in larga misura "inedita" . Di qui la necessità di un terzo Risorgimento, (se ne è un po' parlato in occasione dei 150 anni dell'unità d'Italia ), che affronti i nodi lasciati irrisolti da più di un secolo di storia nazionale. Per esempio la riforma del Parlamento che preveda un Senato delle Regioni potrebbe andare in questo senso. Bisogna contrastare il particolarismo italiano senza le fughe nell'universalismo che da sempre un po' ci seducono, impiantando il "modulo" città alla base di una rinnovata forma di Stato e nell'ambito di un tessuto di solidarietà civile e cooperazione economica adeguatamente reintegrato. Serve una solidarietà da ricostruire "dal basso", cui i cristiani possono contribuire decisivamente, al di là dei demeriti pregressi, partendo dalla creatività da riscoprire a livello locale, delle cento città. Positiva in questa direzione risulta la riforma elettorale che riguarda gli enti locali, con l'introduzione della nuova forma di elezione diretta dei sindaci.

Queste osservazioni pongono un problema di quale apporto può essere dato dai cattolici, in un contesto in cui non c'è più una unità politica dei cattolici e questi sono presenti e sostengono molteplici schieramenti . Ed in più questo "terzo risorgimento", di cui parla Castelli richiede per essere attuato, un intenso e concorde impegno da parte di tutte le componenti culturali del Paese, non certo solo quella cattolica.

Ma a questo proposito Castelli sottolinea un terzo deficit italiano, stavolta di "pensiero politico".

L'Italia, che pure fu all'origine della politica come scienza, non si è poi dimostrata all'altezza di questo "primato" nel corso dei secoli e in particolare negli ultimi decenni. Anzi le migliori risorse della cultura nazionale in tale campo ( si pensi a Sturzo, a Croce, a Bobbio, a Gramsci, per riferirsi sinteticamente alle principali anime) sono rimaste prive di reale connessione con l'agire politico concreto, e si sono trasformate in riserve ideologiche cui ricorrere strumentalmente a copertura di politiche pratiche di livello sempre più basso. E in verità, una carenza di elaborazione teorica/ programmatica ai livelli più alti si è verificata spesso in momenti decisivi della storia nazionale, ed è più che mai attuale in questa fase di crisi non solo economica,ma politica,culturale e morale.

Oggi , con urgenza, occorre assolutamente farsi carico come, sottolineato da Castelli ,della necessità di costruire un polo di pensiero che ispiri e affianchi la presenza politica attiva, sostenga la formazione del politico gestore della cosa pubblica, rifletta sui mezzi per il raggiungimento di fini più facilmente individuabili. Occorre costruire in Italia una nuova dirigenza alternativa preparata e responsabile,sulle basi di una idea di "Italia", di una idea di "progresso", di una idea di "rapporti internazionali" condivise e adeguate alla realtà .

A questo proposito mi venivano in mente alcune domande,come:"la salita in politica di Monti è un passo avanti in questa direzione? E l'ascesa del movimento cinque stelle?

Negli schieramenti alternativi (centro destra e centro sinistra) le proposte avanzate in campagna elettorale a quale idea di progresso si correlano ? Per lo più è assai difficile individuare ( ma è la mia pura opinione) le linee portanti e credibili di un progetto, che contenga anche se in embrione una adeguata idea di progresso, di società italiana, di rapporti internazionali, indispensabili per l'oggi e per il domani,per noi e per i nostri figli e nipoti.

Il bene comune , sottolinea Castelli, esige la presenza e la collaborazione di tante forze di tante ispirazioni impegnate per ridare identità all'Italia; i cattolici non devono chiudersi nel loro guscio. Ma contemporaneamente sono chiamati nel contesto attuale a dare il loro apporto. In proposito riprendo tre re annotazioni su cui riflettere come credenti ,sottolineature di cui si fa espressione l'ultimo numero dalla rivista Jesus:

  • L'editoriale fa questo elenco di valori che i cattolici dovrebbero sostenere ovunque si schierino: la vita fin dal concepimento, la famiglia, la salute, l'ambiente, la libertà, la dignità della persona, il lavoro, la libertà religiosa, la pace, il dialogo, ed ancora, la cultura, la giustizia, la verità . Questa ampia definizione dei cd valori non negoziabili può aiutare a superare una visione angusta di essi , che purtroppo si è affermata fin'ora e che personalmente trovo molto ambigua. ( Una battuta: I valori non negoziabili sono quelli sospesi per eccesso di ribasso)

  • La rivista Jesus ha fatto una piccola ricerca intervistando persone impegnate nelle Parrocchie. "I dati di questa mini- inchiesta ci dicono anzitutto che questi militanti cattolici non sono oggi politicamente così moderati come la vulgata vuole; che nella situazione attuale essi non si collocano in una zona politica neutra tra i partiti di destra e quelli di sinistra, tra un'ala più conservatrice e una più progressista. Ciò in quanto le loro preferenze vanno di gran lunga al partito di Bersani ( e in parte di Renzi) , mentre consensi minori vengono rivolti alla formazione del premier Monti e qualche simpatia coinvolge Vendola. A fronte di ciò, una grande distanza (culturale e politica) sembra oggi separarli sia dall'area del PDL, sia dai partiti che esprimono posizioni estreme o radicali ...(omissis). C'è dunque oggi una doppia anima politica che prevale tra i cattolici più impegnati in parrocchia: anzitutto quella più progressista che si ritrova in affinità col PD, e in subordine l'area centrista che sembra aver sostituito il partito di Casini con quello di Monti. Per contro, non sembra esservi feeling con quel centro-destra politico che ai tempi della DC era maggioritario nel partito cattolico."

Si tratta di un interessante rilevazione che dimostra come in concreto c'è una relazione tra l'essere credenti, in ricerca di fede e le scelte politiche; dalle radici nascono frutti conseguenti.

  • Un articolo di Franco Monaco,infine indica quelle che sono , secondo lui,le più significative sfide politiche per i cattolici italiani,sulle quali esprimere posizioni coerenti con la loro visione della vita politica e della vita democratica:
    • populismi di vario conio , il cui tratto comune è la demagogia, un deficit di etica della responsabilità e di cultura di governo, l'annullamento dell'autonomia della persona dentro la massa. L'opposto di una visione personalistica e cristiana, ove il bene comune compone armonicamente il bene di tutti e di ciascuno, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali in cui la persona si espande, come recita l'art. 2 della nostra Costituzione. E fa appello alle persone ( e non alla massa indistinta) anche nella raccolta di un consenso libero in quanto consapevole e razionale (non emotivo).

A tal proposito penso si possa aggiungere una riflessione circa il ricorso alla rete come strumento di partecipazione. Sicuramente l'apporto di internet è utile a far circolare , anche interattivamente, opinioni,idee,denunce,proposte. Ma deve esser chiaro che è comunque un fatto virtuale, che non può sostituire una partecipazione reale attraverso la vita democratica dell'associazionismo politico,culturale,sociale, come dimostrano ad es. le esperienze sviluppatisi nei paesi mediterranei arabi dove la rete ha contribuito a far cadere i regimi precedenti,ma non ha potuto incidere altrettanto significativamente sugli assetti di potere politico successivi. Da sola la rete potrebbe, addirittura,favorire forme di rapporti di potere autoritari e non trasparenti.

  • 2)La seconda sfida è quella della tecnocrazia, l'idea che non si dia competizione democratica tra offerte politiche distinte in quanto ispirate a diversi, legittimi sistemi di valore, ma che si dia una e una sola soluzione desumibile da un pensiero unico di cui sarebbero depositare i tecnocrati. Una visione figlia di un positivismo estraneo all'umanesimo cristiano ( va ricordata nel merito la Octogesima Adveniens di Paolo VI, una enciclica dimenticata e tuttavia attualissima).
  • 3)Infine il liberismo. Come non osservare che veniamo da un lungo periodo politico-culturale segnata dall'egemonia, che ha fatto breccia anche a sinistra, del pensiero liberale e delle soluzioni liberiste con il mito del mercato? Cade puntuale un passo della Octogesima Adveniens con la sua in equivoca condanna dell'ideologia liberale e dei suoi presupposti individualisti. Cito"Il cristiano non può, senza contraddirsi, dare la propria adesione all'ideologia liberale che ritiene di esaltare la libertà individuale sottraendola a ogni limite, stimolandola con la ricerca esclusiva dell'interesse e del potere, e considerando la solidarietà sociale come conseguenza più o meno automatica delle iniziative individuali e non quale scopo e criterio più vasto della validità dell'organizzazione sociale". In proposito vale la pena di ricordare i limiti di una strategia economica impostata sulla sola crescita quantitativa del Prodotto Interno lordo e la necessità che per uscire dalla crisi si vada oltre, partire dall'Europa,scelte nel segno indiscriminato di austerità e rigore che finiscono per uccidere crescita e sviluppo .

    Ecco tre fronti critici, tre sfide trasversali agli schieramenti che tuttavia sono presenti e operanti in diverso grado negli attori politici i campo sia in Italia, che in Europa e nel mondo.

    A noi il compito di riconoscerli e di non premiarli e di fare scelte da cristiani coerenti. Queste osservazioni critiche , che sono sicuro che troverebbero l'apprezzamento di Castelli , possono aiutare positivamente nel discernimento che come credenti siamo chiamati a fare non solo in occasione delle elezioni politiche.

    Pino Macrini : parlavi di una scuola di formazione politica; non so se Castelli dia delle indicazioni. Una cosa del genere era venuta fuori anche in parrocchia. Sembra emergere l'esigenza di formare nuovamente i politici. La scuola di formazione delle parrocchie non pare abbiano avuto successo.

    Massimo Panvini: A parte l'analisi iniziale, direi antropologica, i clientes dell'antica Roma , ma poi, dice Ruffolo , a noi ci sono capitati i peggio, i Longobardi erano quelli meno sottoposti ad una autorità centralizzata, erano sempre in lotta fra loro. Guicciardini, il particolare ... Al di là di questo dato per cui la storia spiega certi atteggiamenti ricorrenti nei secoli , però Il discorso della rottura di questo, tramite i corpi intermedi (gruppi di vario genere) che possono creare un senso di collettività, di interesse per una situazione maggiore rispetto al piccolo gruppo , è sicuramente la strada, rientra in pieno sul tema della coscienza politica di Pio. Sempre si parte dalla conversione. Se si parte dall'idea che non ci si deve solo fare i fatti propri , la strada è quella. Volevo però fare delle distinzioni fra quello che non è strutturato giuridicamente, e meno che mai nel diritto pubblico che è suscettibile di fermenti di novità da quello che è l'aspetto burocratico dei Consigli Regionali, provinciali che portano al particolarismo ...

    Specialmente con le revisioni costituzionali che hanno comportato una completa difformità fra regioni ci sono oggettive difficoltà, siamo al caos. Lo vedo nel mio lavoro. Ma per iniziative di interesse nazionale non si può decidere a livello di comunità politica locale, non si può delegare. Per stabilire dove fare degli inceneritori, delle centrali, una ferrovia, si deve sentire la comunità locale, ma poi la decisione non spetta alla comunità politica locale.

    Alberto interloquisce dicendo che a suo avviso Castelli si riferiva non alle istituzioni regionali ma alla possibilità di esercitare un a democrazia al negativo di controllo non di decisione attraverso gruppi sociali intermedi, non istituzionali.

    Giulio Cascino: Molto utile il ricordo che ci ha fatto per vedere le differenze fra Castelli e Pio. Non è un caso che Castelli abbia esercitato responsabilità di governo della compagnia. Da Pio non è mai venuta una sollecitazione all'impegno politico attivo. Qui nessuno ha una militanza politica in un partito. Pio ci scoraggiava a farlo.

    Per la formazione io credo che quando Castelli parla di deficit di pensiero politico ci sono due modi per superarlo : le scuole di partito e l'utilizzo della formazione come strumento ordinario (i circoli devono essere luoghi permanenti sul territorio per discutere); il partito deve tornare a quello che dice l'articolo 49 della Costituzione utilizzando la formazione come strumento normale di formazione politica permanente per fare quella azione di controllo e di stimolo.

    (art. 49:Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale.)

    Straordinaria è l'attualità di quello che Castelli diceva 20 anni fa. Massimo interloquisce dicendo che quello che nel 1993 erano ancora i partiti oggi purtroppo siamo passati dai partiti ad organizzazioni per bande. Quando Castelli parla di deficit di libertà dovuto alla compiacenza verso i poteri forti , fra questi poteri aggiungerei Mafia e Camorra.

    Ci vuole la partecipazione attiva per liberarci dagli idoli. E' necessario partecipare dunque in modo attivo. La politica è una cosa complicata, è una attività ad alta professionalità.

    Poi sul tema della città è un tema trasversale: fratellanza e polis vanno di pari passo. La fratellanza viene negata all'interno della prima coppia di fratelli. Caino fonda la città per difendersi dal fratello. Tutte le città della Bibbia sono figure negative (Babilonia, Ninive, Sodoma, Gomorra); Babilonia che poi nell'Apocalisse in realtà è Roma . Tutta la storia della Bibbia è l'impegno di Dio di creare una città dove sia ripristinata la fratellanza.

    E' venuto meno il principio di gestione della cosa pubblica di cui parla Castelli.

    Alberto La Porta: Volevo aggiungere un aspetto che avevo tralasciato di Castelli quando ripropone il tema della sussidiarietà: dice in sostanza che ciascun soggetto a vari livelli deve poter esprimere la sovranità per quello che gli compete. Il cosiddetto principio di sussidiarietà lo interpreta come far esprimere a ciascun soggetto le sue potenzialità perché questo è esercizio di sovranità diffusa.

    Francesco Giordani: secondo me questa posizione diversa fra Pio e Castelli non la vedo. Interessante lo scritto di Castelli anche per la sua attualità . Mi ha colpito in particolare il concetto di democrazia negativa che mi pare un invito più che a militare nei partiti esistenti a costruire gruppi che facciano politica dal basso.

    Pio, in tutti gli incontri cui ho partecipato, ci ha invitato a fare politica in senso alto e non solo fare politica con riguardo alla gestione della cosa pubblica. La sollecitazione che ho ricevuto in questi incontri era di trarre ispirazione in modo da fare politica nei luoghi di vita e di lavoro. Si inizia a fare politica discutendo con altri dei problemi con le persone con cui si vive. Purtroppo con molte persone non si riesce ad entrare in dialogo per ragionare di bene comune, per discutere di problemi. Si trovano piuttosto altri problemi. Pio sollecitava fortemente questa forma di impegno politico.

    Pio se ne uscì con uno scritto sui Circoli di pensiero politico, che secondo me significa proprio questo: fare politica dal basso su fatti concreti.

    Franco interloquisce dicendo che il circolo di cui parlava Pio partiva dalla Cattedra dei piccoli e dei poveri. Pio penso intendesse parlare di circoli di pensiero politico su situazioni concrete. Questo è l'insegnamento che ho ricevuto io partecipando a questi incontri voluti da Pio.

    Giacomo Barbalaco. Fare politica parlando con la gente , questo intendeva Pio. Fare politica nella vita di tutti i giorni partendo dalla realtà, possibilmente dagli ultimi.

    Pino Macrini: Condivido l'analisi di Cascino, però non trovo tante differenze fra Pio e Castelli. Castelli è più un suggeritore nella gestione della cosa pubblica; Pio puntava alla formazione della coscienza politica dei giovani perché ognuno si inserisse nella propria professione con una coscienza politica viva. C'è poi chi la esercitata in strutture di partito che invece l'ha trovata in esperienze di vita comune. Non vedo dunque contraddizione fra Pio e Castelli, ma complementarietà. Pio orientava la formazione della coscienza politica. Anch'io non ho avuto impegni di partito, ma ho lavorato in altri ambiti come la Parrocchia.

    Maria Luisa: Rispetto all'impegno dal basso pensiamo al fallimento del referendum sull'acqua. Non viene messo in cantiere nulla, nonostante la mobilitazione nazionale. E' proprio faticoso realizzare la politica dal basso. Nei circoli di partito si fa finta, si gioca alla democrazia. Tu Giulio sei riuscito a reggere,nonostante tutto. E' tutto già deciso. Si opera in contesti con i loro affiliati , difficili per un giovane che entra non riesce ad operare. La tua forza Giulio è stata il contraltare di un metodo legato ai piccoli poteri che si generano all'interno di quelle strutture.

    Ketty interloquisce dicendo che tutto questo succede perché manca quella coscienza politica dal basso che deve controllare, impedire che qualcuno faccia il contrario di quello per cui è stato deciso. Siamo andati indietro proprio come coscienza politica delle persone, non come politica di gestione del potere.

    C'è un senso di frustrazione che avendo un contesto, una comunità dove uno può tirare fuori le tristezze , le fragilità , le difficoltà , è una comunità che ti fa essere vive può riuscire a resistere; ma questo perché altri sono i valori di riferimento, si fa indice ad altro. Ma si fa indice ad altro e ci si va a scontrare in un contesto dove manca ogni riferimento di valori. E' un possibilità di essere, di vivere perché abbiamo la possibilità di essere grazie alla capacità di ascolto . Il capitalismo non fa altro che farti vivere la condizione dei soldi che mancano. Ti fa sentire fallito in partenza. E' necessaria quella condizione che ti fa essere, ti fa esistere nella comunità, nel gruppo. Le letture di Castelli e di Pio vanno insieme. Probabilmente l'esperienza di Castelli è nella concretezza di una riflessione politica legata alla sua conoscenza storico/ sociologica. La creazione di altri circoli non è facile, immediata. C'è disintegrazione sociale C'è una difficoltà nello stare insieme perché ci immunizziamo l'uno con l'altro.

    C'è un testo di Roberto Esposito, che tra l'altro cita Pino Trotta, dove si teorizza questa la difficoltà nello stare insieme perché noi ci immunizziamo. Vivo con fatica gli slanci di cercare di stare insieme e la difficoltà a riuscire a mantenere l'esperienza anche del piccolo gruppo di 2-3 persone dove dovrebbe essere possibile una iniziativa senza remore, ma siamo di una fragilità ed un timore di perdere quel po' di sé che si ha che ci fa riflettere sull'importanza della formazione di una coscienza politica. Questa cosa va rimessa in circolo in maniera che va al di là dell'intervento nelle parrocchie va la di là dell'azione sociale perché anche in questi contesti si vivono frantumazioni incredibili. E' davvero faticoso, ma perché non c'è un lavoro sulla interiorità. Sperimentare questa possibilità di ascolto profondo senza timore di perdere qualcosa, con la possibilità di esporsi senza timore. Ma questo lo si può fare solo se non si ha un fine, se non quello di ritrovarsi insieme per una riflessione autentica, per vivere quella amicizia spirituale di cui parlava Pio. Riprendere la cristianità come dimensione di interiorità è la strada. E' quanto indica anche Paolo Perticari; ma è questa è la grande eredità su cui Pio ci sollecitava. Questo ci dà la possibilità di una lettura diversa delle cose che accadono.

    C'è poi la politica gridata che deforma la coscienza. Tutto il lavoro che dobbiamo fare all'interno delle nostre esperienze di discernimento è di decostruire queste letture della realtà che ci vengono proposte in modo deformato. Se tu vivi nel basso vedi che c'è molta gente, nel basso, che si fa carico degli altri , persone anche con pochi mezzi che si fanno carico degli altri , perché c'è una fede nella vita, al di là della matrice cristiana. E' questo che dobbiamo ricercare, che ci manca, a cui dobbiamo sempre fare riferimento.

    Questo discorso impegno per gli altri lo sto facendo con un professore Rom che da 30 anni gira tutta l'Europa per impegnare i Rom nella formazione di una coscienza politica. Quello che ha percepito è che la grande epoca di cambiamento non esiste nella realtà. La cosa che esce quando riusciamo a mettere insieme 10 persone è chi fa il presidente; eppure parliamo di persone poco scolarizzate, ma che hanno subito capito come funzionano le cose del mondo. Quindi la prima preoccupazione è quella del piccolo potere, del piccolo interesse.

    Pino Baldassari: ricorda che la ricerca sul pensiero di Castelli, da cui è partita l'introduzione di Alberto , è stata voluta fortemente da Pio ed il pensiero di Castelli è completamente assorbito da Pio nelle proposte che di volta in volta ci ha fatto chiamandoci a questi incontri di discernimento come ricordava Francesco.

    Concordo con Maria Luisa che la struttura crea gerarchia e ti porta al conflitto.

    Maria Luisa Matera: una esperienza di lavoro con Paolo Romano in un progetto per detenuti si è rivelata quasi magia; fra persone completamente diverse ha prevalso l'amicizia per cui è rimasto il desiderio di rincontrarsi anche al di là del lavoro fatto. L'essere riconosciuto dall'altro è un bene inestimabile da coltivare .Quella esperienza è stata positiva perché ha prevalso il senso dell'amicizia e non la relazione gerarchica.

    Aggiungo che Il rischio di dover fare ci fa dimenticare la dimensione spirituale ; per fare si scindono i gruppi, si va in concorrenza creando vasi non comunicanti.

    Franco Passuello : Non avendo certezza di poter venire per problemi di salute non ho avuto modo di pensare specificamente al nostro incontro di oggi. Ma per una coincidenza interessante, durante questa settimana ho dovuto ricevere come ex presidente due candidati delle Acli che stanno mettendo in fila il rapporto fra le Acli e la politica. Ricostruire questo rapporto mi ha obbligato ad andare a rivedere cosa ho fatto con Pio sul rapporto fra le Acli e la politica.

    Voglio ancora segnalare che Il 5 luglio del 1994 una decina di persone, fra cui io come presidente Acli, decisero che Prodi sarebbe diventato il capo dell'Ulivo. Pio in quel tempo non era solo il mio padre spirituale,ma la persona che seguiva le Acli con determinazione e molto impegno da parte sua . Per questo non vedo quella contraddizione fra Pio e Castelli di cui si accennava stamane.

    Ma voglio precipitare nella attualità. Voglio capire con voi cosa è in gioco con queste elezioni (non mi interessa chi vince o chi perde) ; e sono in gioco due cose molto importanti:

    • In che modo questo paese riuscirà a fronteggiare la crisi drammatica , parlo di crisi di sistema sociale , non solo politico in cui è caduto
    • In che modo ridare una parvenza di dignità alla politica

    Ho vissuto come apertura di speranza quando si sono fatte le primarie del centro sinistra poiché c'è stata una partecipazione di popolo significativa, in un momento di grande affermazione dell'antipolitica, abbiamo visto una voglia delle persone di andare a codecidere. Conseguentemente mi sarei aspettato una campagna elettorale un po' diversa da quella che stiamo vivendo. Sento dire basta con le liti fra leader, ora bisogna parlare di programmi; ma oggi la posta in gioco non sono i programmi. Ma io mi domando: chiunque vinca quali margini di manovra avrà per attuare quei programmi che propone? La politica è una cosa pratica, è il massimo bene comune possibile , l'arte del massimo bene comune possibile. E' quel possibile che merita l'accento. Cosa sarà possibile fare a chiunque andrà al Governo? Questo lo sento poco Sentiamo dire: io abbasserò le tasse, io cambierò la legge sul lavoro ... Ma io chi. Quando ormai non è tanto il problema della teocrazia che io vedo oggi. Il problema che vedo io è : o ripensiamo al problema della sovranità nazionale dentro i condizionamenti drammatici che vengono dalle grandi dinamiche geopolitiche e dalla assoluta necessità di accentrare almeno a livello europeo pezzi della sovranità nazionale, o diversamente di cosa parliamo? Questo è un problema tosto, non è una cosetta vaga.

    La politica si gioca qui. Chi decide veramente oggi? In questo senso mentre ribadisco che la crisi della politica che oggi viviamo è la stessa del 1993, ciò che è cambiato è il mondo. Il dramma è che noi, non avendo superato quella crisi, ci troviamo di fronte ad una situazione che arriva la crisi mondiale,globale , quella vera, nel momento di massima debolezza e di delegittimazione del nostro Paese.

    Il che vuol dire delegittimazione della democrazia. E' questo un punto di analisi non teorico, stiamo parlando di fatti. I tecnici non sono un segno della tecnocrazia, il fatto è che abbiamo avuto una destra becera che negava l'esistenza stessa della crisi . l'Europa, costretta ad intervenire, ha spinto per un cambiamento . Nessuno in quel momento era in grado di prendere in mano il governo del Paese e sono arrivati i tecnici. Grave l'errore di Monti entrare nella competizione politica in prima persona poiché era segno di unità ed ora è diventato una parte rissosa fra parti rissose.

    In questa situazione solo l'insieme delle parti migliori può portare ad una soluzione dei problemi esistenti.

    Ma perché sono un po' disperato: non mi preoccupa Grillo, che pure ha mandato i suoi candidati ad imparare le regole del Parlamento , non mi preoccupa Berlusconi e il centro destra, piuttosto mi preoccupa che nel centro sinistra Monti si candida ( non so chi l'ha consigliato a mettersi in gioco), ed arriva Ingroia che riprende tutte le siglette della sinistra, movimento dei sindaci e che fa? Di fatto aiuta Berlusconi a non far vincere il centro sinistra alleandosi con Monti .

    Tutte le critiche al governo dei tecnici dimenticano che la stragrande maggioranza dei parlamentari era nelle mani del centro- destra e non del PD e le mediazioni con la preponderanza del PDL si sono fatte su tutto.

    Le elezioni sono un passaggio di politica e pratica per il bene comune del Paese. Non è in gioco la mia bandiera: da parte di molti mi pare ci si specchi nel proprio narcisismo, è un modo di fare politica folle. Ma qui è in gioco l'interesse del Paese e questo ce lo siamo dimenticati.

    Anche la crisi di molti cattolici, bravissimi nel sociale, sta qui: questo è brutto è cattivo per cui non lo sostengo. E no, la politica è l'arte del possibile non di quello che mi piace perché il suo Regno cui noi aspiriamo non è di questo mondo e non lo faremo noi il Regno in questo mondo. Debbo dire che l'area cattolica contribuisce a questa mentalità.

    Qui c'è il tema che ci ha molto affratellato prima. Pio per 5 anni a Urbino parla di "convertirsi al Vangelo: vie nuove per la politica" . Quando scrivo il testo base del discorso che Giovanni Paolo II ci ha fatto il primo maggio 1995 a Piazza San Pietro gli ho fatto dire : solo il vangelo fa nuove le Acli. Che è come dire solo il vangelo fa nuova la politica.

    Questo è sicuro, ma poi sono andato a dirlo al Papa portando in piazza 70.000 persone , che non è proprio un esercizio di spiritualità. Un anno dopo il Papa ha restituito la legittimità della presenza dei sacerdoti nelle Acli.

    Io su consiglio di Dossetti , di cui prima o poi parleremo, ho la registrazione fatto del colloquio con lui ( era già molto malato), che mi gridò su come mi dovevo comportare in quella situazione.

    Pio in quella occasione era al mio fianco e mi aiuto a scrivere il testo per il discorso del Papa. Ma su cosa aveva ragione Pio ed ha tuttora ragione : non c'è politica nuova se non c'è un cuore nuovo, e non c'è cuore nuovo se non c'è conversione.

    C'è il famoso scritto suo che lanciò a Urbino : "la politica è carità" in cui questa cosa è messa giù in modo chiaro.

    Il corto circuito che viviamo oggi qual è: le istituzioni politiche sono in crisi; ci vorrebbe qualcuno che dalla società, dal basso, imponesse una riforma della politica; in realtà la società oggi è meno civile spesso della sua stessa politica. E' questo il corto circuito che va spezzato: non sarà nessuna legge elettorale nuova, nessun partito di sinistra che va al Governo in grado di risolvere questo problema. Perché poi se fai delle riforme serie ti devi far seguire dai cittadini.

    Quello che è stato accettato da governo Monti non sarà accettato da un possibile governo di sinistra, rispetto al quale le aspettative sono diverse. Tutte le lobby saranno contro.

    Anche il tema della coscienza politica; ci sono due passaggi: coscienza politica è capire che la politica è una cosa complessa che esige competenze, saperi, ma esige anche un" saper essere" che può nascere solo da quel tipo di coscienza politica di cui parlava Pio. Lo ricordavo prima: da dove comincia la coscienza politica ? dall'ascolto dei piccoli e dei poveri, dalla cattedra dei piccoli e dei poveri? Se non c'è questo , restiamo in termini laici :viviamo un tempo in cui l'ingiustizia non è mai stata così elevata dai tempi del capitale di Marx. Se tu non rimetti al centro i piccoli ed i poveri di un progetto politico tu non uscirai da questa situazione. E l'ingiustizia crea deficit di coesione che distrugge perfino le basi su cui può crescere l'economia. Da dove nasce la crisi mondiale ? Nasce da qui.

    Oggi l'unico modo di affrontare strategicamente ( dove strategicamente significa cosa e come è possibile fare qualcosa) la crisi, se ne può uscire solo con questa fatica. Se sei fra tanta gente che fa tante cose buone magari ai più poveri, ma finisce per diventare complice dell'andare al potere di Berlusconi , ne dovrai rendere conto alla tua coscienza ed al tuo essere credente.

    Se il tuo essere compassionevole nella quotidianità non si trasforma in una politica che diminuisce i livelli di ingiustizia e di aggressività (ricorda la giornata contro al violenza alle donne) , bisogna compiere questo passo che non è solo un fatto di formazione è anche un fatto di formazione.

    Il tema dei partiti: teniamo insieme il discernimento spirituale con il discernimento politico.

    Sono iscritto tuttora al Pd ma ho un giudizio violento su cosa è la realtà di quel il partito democratico ,ciò nonostante rimango ugualmente iscritto. Rimango per dimostrare che si può stare in politica in un modo che non è quello delle cordate di chi sta in politica per proprie voglie di successo e di potere personale. Però è vero.

    Anche qui cosa ci dice Pio in proposito (mi riferisco alla traccia dei 10 punti)?

    Si può stare in politica solo a partire da un disinteresse personale, ma si può stare in politica se tu per primo ti rendi conto che, mentre la politica "mondana" è conflitto fra parti, tu puoi fare una scelta di campo come credente, ma non puoi mai essere parte perdendo di vista l'universalità concreta di cui parla Pio.ยง(capitolo sulla laicità dei 10 punti)

    Il passaggio operativo per fare politica è schierarsi, ma a noi non è dato di schierarci in quanto credenti in modo partigiano. Quando la chiesa si fa parte nel mondo tradisce la sua missione. Io sono iscritto al Pd ma ci devo essere come ponte verso tutti gli uomini e le donne di buona volontà. Non ci devo essere per irrigidire una appartenenza. Ma nello stesso tempo se voglio fare il passaggio dal mio essere un buon volontario sociale ad un politico debbo schierarmi. La politica del mondo è schierarsi. Nella pratica debbo schierarmi, ma questo è conflitto.

    Ci sono dei momenti in cui ci si deve prendere la responsabilità morale anche della violenza, se è una violenza che libera gli oppressi. Ma questo dal punto di vista della sequela pura questo è inammissibile , ma ci sono dei momenti in cui se l'altro è violato io debbo intervenire. Così è la politica. Dossetti diceva che in politica un cristiano ci può stare solo per poco tempo .

    Pio dice che la storia insegna in genere il potere è gestito a fin di bene solo da chi il potere lo ha avuto senza averlo cercato. Quindi noi non stiamo in politica per cercare il potere, ma per svelare il potere ingiusto e le sue iniquità. Avere il potere e gestirlo bene non è facile. A me è capitato avere del potere e non è facile gestirlo.

    È vero che devo padroneggiare la cosa pubblica ,ma con quale cuore, a partire da cosa. La mia politica deve essere quanto più possibile vicina alla politica di Dio. Cosa che a me ha sempre dato un po' di difficoltà- E' Il suo discorso sulla laicità.

    Il Vangelo deve continuamente inquietare e spingere in avanti al politica. Ma se tu non sei veramente lievito e sale, se non tu testimoni per primo ...

    Vorrei finire così. Il problema di queste elezioni non è per chi si vota. Il male minore è votare che il centrosinistra poiché in caso di vittoria forse governeranno meno peggio degli altri. Ma con questa consapevolezza. Non perché penso che verrà la rivoluzione.

    In questa situazione non basta votare, perché se la posta in gioco è come si governerà la crisi del Paese e i gravi danni sociali che sta provocando e nello stesso tempo come si potrà riformare questa politica , per poter contribuire a rompere questo corto circuito in cui la politica è cattiva ed è in crisi ma la società non esprime le energie per cambiarla, non i politici ma la società allora Il nostro mestiere è che nella società cresca una coscienza politica che spinga in quella direzione, ma no disinteressandoci con quanto accade nella vita istituzionale concreta, ma tenendo in collegamento anche dialettico, conflittuale le due cose .

    Perché la politica per noi o è compassione o non è vera politica. Noi secondo me in questi anni abbiamo provato a fare questo, questo discernimento cos'è se non una spola continua. Pur sapendo che su questa terra non sarà mai possibile creare il migliore di mondi , ma a noi è chiesto di dare testimonianza per primi poiché siccome è in gioco il bene di ciascuno e di tutti la nostra vita si mette in gioco. Troppo comodo dire quelli sono brutti e cattivi e io me ne vado dalla politica. Ci sarà chiesto delle nostre omissioni, perché noi ci siamo disinteressati di questo.

    Anna: nel sentire Franco sto rivivendo il momento di Maurizio. Lui si è lasciato inquietare. Ha vissuto i due anni di impegno come direttore generale in questa tensione continua. Ricordo che quando ho scritto quel libro con l'aiuto di Pio in occasione della morte di Maurizio ho messo in evidenza anche questo. Era necessario che fosse così, che passasse attraverso questa esperienza. Dovunque andava il conflitto nasceva sempre. Ma la coerenza gli ha permesso di non cedere di un passo. Se eserciti il potere seguendo il Vangelo è martirio. E sapendo questo per me è stata una consolazione, sono riuscita ad accettare meglio la sua perdita, la separazione da lui.

    Dario: solo una domanda . Mi chiedevo, facendo confronto con la storia passata, anche con le tirannie come mai nonostante i buoni principi ed i valori dell'epoca moderna ha portato a risultati che sono disastrosi rispetto a quanto anticamente , regimi anche tirannici, si fanno ricordare come una buona gestione del potere ( mi riferisco a Lorenzo dei Medici, od anche ai Borboni).

    Maria Luisa: Grazie a Franco per il suo intervento. Il potere non ti ha scalfito. Interessante tutto lo spaccato che fai che ci pone di fronte una grande verità , non ci sono più slanci ideali da perseguire: alle spalle abbiamo solo fallimenti.

    Nel venire mi sono letto questa monografia sulla teologia politica. E' quello che tu ci dici: è' importante recuperare, in un discorso di laicità, l'impegno dei credenti delle persone che hanno un riferimento religioso, perché è un bacino di positività che andrebbero recuperate. Ma la cosa incredibile che in un altro testo sul capitalismo divino ci dice che la teologia politica è morta. Siamo nella fase della teologia economica. Berlusconi è già la fase del capitalismo che sta finendo , che ha origine con il 1968. Oggi in realtà si prepara per noi il capitalismo autoritario in arrivo dell'est. Saremo tutti proletari. In uno di questi interventi si dice che prima il lavoratore veniva spinto a consumare, ora si è sempre più svuotati: perché è importante lasciare scritti. Bisogna riscoprire i lettori che non ci sono più. La lettura che fai tu io mi ritrovo. Io ho tentato l'impegno però di fatto sono stata Cassandra in varie situazioni tanto tutti i circoli PD di Salerno sono assolutamente impermeabili ad ogni sollecitazione ed alla fine si sono chiusi su se stessi. Ma come facciamo a criticare i partiti se in contesti così piccoli è impossibile operare?

    A fronte di questa difficoltà per un mondo che ci aspetta con delle dinamiche complesse dove la salvezza arriva da dove non te lo aspetti. Solo Dio può trarre il bene dal male.

    Facendo un salto e collego questa tua dimensione anche universale con la morte di Maurizio: quanto anche nei singoli c'è un accumulo ontologico dei poveri di cui parla Toni Negri che è dedito ad una dimensione di studio. Anche gli sforzi delle persone ordinarie comportano un accumulo ontologico che non va disperso. E poi speriamo..

    Alberto: mi ha colpito molto il contesto europeo e mondiale nella gestione del potere e delle prospettive. In più castelli parla della sussidiarietà che vale anche per ridefinire le relazioni internazionali. E' giusto che gli stati facciamo quanto possono, ma è tempo che un pezzo di sovranità nazionale venga lasciato agli organismi sovranazionali. Occorre che questo modello a livello nazionale venga riproposto È propria della sussidiarietà la solidarietà.

    Se nelle prossime volte facciamo memoria di Dossetti ( a cento anni dalla nascita) che si è impegnato su questi temi .(promotore dei comitati di difesa della Costituzione)

    In rapporto alla società italiana dovremmo rileggerci il testo Castelli "speranza operaia e speranza cristiana". Mi sembra estremamente attuale.

    Castelli sperava in un ricongiungimento fra speranza operaia e speranza cristiana : Nel 1997 Padre Castelli parlando con Flavio Zanardi a commento di uno scritto sul liberismo , commentò: "hanno vinto loro" . Speranza operaia e speranza cristiana non hanno potuto saldarsi e il risultato è sotto gli occhi di tutti.

    Su questo filone dovremmo soffermarci per pensare nuove strade , per capire cosa serve oggi, cosa può dare prospettiva alla società italiana e non solo italiana, al di là del fatto contingente del voto.

    Maria Luisa: ho trovato al frase di Pino trotta - La politica estende il conflitto attraverso l'evolversi e l'intrecciarsi delle varie forme della cittadinanza civile politica sociale . La democrazia porta avanti la drammaticità del politico, essa diffonde il potere.

    Pino M: Ringrazio Franco per il quadro che ci ha delineato, particolarmente illuminante. Mi ha colpito quando ha detto " Non mi preoccupo tanto di chi vincerà la tornata elettorale ma voglio capire bene cosa potrà fare in questa situazione" in altre parole quanta parte del bene comune riuscirà a realizzare, solo la parte possibile. Ma proprio questo e cioè che la parte politica che vincerà si preoccupi di realizzare la porzione possibile di bene comune è un fatto culturale , di valori che mi getta nello sconforto perché quello che emerge dai discorsi della propaganda elettorale non sembra emergere questa attenzione al bene comune.

    Sembra che ci sia una preponderanza di interessi particolari, contro l' esigenza di una maturazione della coscienza che richiede tempi lunghissimi, mentre c'è una urgenza di interventi rapidissimi ,in una situazione determinata non solo dalle esigenze della nostra società ma collegata a all'economia globale. Vedo un orizzonte un po' buio.

    Giulio: Anch'io ringrazio Franco per la sua relazione. C'è in ballo una cosa a livello nazionale ed una a livello globale.

    Diciamo la seconda: tu dicevi chi decide veramente oggi decidono meno di 20 banche ( attenzione che alle spalle delle banche ci sono grandi imprese assicuratrici che gestiscono i derivati) che settimanalmente si riuniscono e decidono le sorti del mondo. Non sono i parlamenti nazionali che decidono. Non si tratta solo di ridare credibilità alla politica , ma di mettere in discussione il sistema capitalistico. E mi sembra che ci siamo e lo dico con una certa speranza. Dopo il crollo di 20 anni fa del muro di Berlino oggi stiamo assistendo al crollo del mercatismo. L'idea che il mercato risolve tutto è una chimera , le disuguaglianze aumentano e la concentrazione di ricchezza e di potere è sempre più forte.

    In un mondo globalizzato si conosce il modo di vivere di ognuno e questa situazione di conoscenza delle differenze di ricchezza può diventare esplosiva . C'è una complessità che è difficile capire.

    C'è poi la situazione italiana. Io mi aspetterei qualcosa, che finisca questo ventennio berlusconiano. Ho cessato di pensare che Berlusconi sia la causa di questa situazione del Paese.(Naturalmente lui ci ha messo del suo). Berlusconi è l'effetto di una mentalità diffusa, di una coscienza politica di basso livello dove cresce l'ammirazione per queste persone che vedono solo i fatti loro.

    Su Dossetti l'ex deputato Roberto Di Giovan Paolo ha scritto un libro. Potremmo incontrarci per una presentazione di questo testo. Visto che la crisi della politica è culturale e morale, la figura di Dossetti potrebbe aiutare.

    Un'ultima cosa sul conflitto: c'è una teoria che parte da Eraclito che vede nel conflitto la forza portante della storia. Il conflitto è la spinta propulsiva dello sviluppo. Tutta la modernità è basata su questo. Premesso che il conflitto esiste, il problema è la valutazione che diamo del conflitto. C'è stato un altro filone di pensiero altrettanto nobile che parte da Aristotele e attraversa il pensiero cristiano ed arriva a Freud , che sottolinea come il conflitto esiste ma va superato.

    Franco: Comincerei da una cosa- questo è un tempo notturno- . Questa notte è dentro l'economia della salvezza. Chi ha paura della notte? Solo chi non crede. Chi crede non si deve preoccupare, sa che perché il Regno cresca le potenze di questo mondo debbono essere scompaginate. Quando sono debole allora sono forte perché lo Spirito può sprigionare tutta la sua forza. Tu resti con il Signore, perché Lui ti ha donato lo Spirito che abita in te. Dio è in noi. Noi non possiamo capire qual è l'aurora che si sta preparando dentro questa notte. Uno solo lo sa : il Signore della storia.

    Quindi riusciamo a cogliere i germi di bene , segni del Regno che stanno dentro questa notte? Tutti i poteri di cui stiamo parlando che ci distruggono la vita a loro volta sono impotenti in questo momento. Se guardiamo con concretezza, non con ideologia, a quello che sta accadendo Qual è il problema crescita o non crescita? Il capitalismo può uscire dalla sua crisi con profonde ristrutturazioni che distruggono più lavoro di quello che creano . Il rilancio della crescita distrugge lavoro. Non è ancora arrivato il momento : come escono le banche dalla crisi? licenziando 50.00o persone, aprendo di sabato. Non sono giorni di onnipotenza per i poteri del capitalismo, quell'assetto è scompaginato . Dal 2008 ad oggi la situazione è completamente mutata

    Il rischio che si affaccia è quello del capitalismo di stato. Naturalmente poi però anche quel capitalismo un po' di benessere lo deve dare al suo interno per cui finirà per essere messo in discussione a suo volta. Il problema vero è: che livello di sofferenza ingiusta tutto questo sta creando? E' questo che mi preoccupa, che mi inquieta, non la preoccupazione del mio avvenire, ma quello dei miei figli, nipoti.

    Questo è importante da dire. Ricorderò sempre fra le tante cose drammatiche delle mie gestioni di potere c'è stato la gestione del patronato delle Acli di cui mi fu affidata la responsabilità. Mi ritrovai con un bilancio che portava 24 miliardi di lire di debiti ed uno sbilancio del conto economico annuale di 5 miliardi. Allora convoco il consiglio nazionale ed il comitato direttivo e mi presento con dati alla mano : in sala c'era lo sgomento totale.

    Si alza Pio e dice : di che vi preoccupate? Questa crisi è importante può essere un bene per la vostra situazione; così potete cambiare. Questa considerazione di Pio ha cambiato il clima di quel comitato.

    Il modo in cui voi avete affrontato il tema oggi mi fa pensare che noi dobbiamo ragionare un po' di più , anche come gruppo.

    Se il nodo è : Come si interrompe il corto circuito fra una coscienza che non c'è ed una politica disastrosa che non va, la nostra responsabilità è chiara; noi possiamo fare tutto meno che stare a guardare .Noi dobbiamo mettere in gioco le nostre vite; uscire, esodo. Noi parliamo di politica ma noi non siamo dentro al città, siamo ai margini della città e dobbiamo uscire.

    Le stesse dimissioni del Papa indicano che la crisi del mondo è entrata nella Chiesa a livello di Medioevo. Il volto della chiesa è davvero sfigurato deturpato da peccati drammatici di potere e di violenza sui bambini. Altro che guerra. E stiamo parlando di migliaia di casi.

    Questa chiesa che si è pensata come coscienza del mondo ha invece tradito il suo fondatore. Si apre un momento di passaggio che non so prevedere. E' una crisi di lungo periodo che si apre.

    Pensate solo a questo. Il papa prende atto che questa chiesa ha tradito il suo fondatore.

    Si apre un momento di passaggio che onestamente non so prevedere. E' un sommovimento di lungo periodo. Finalmente la figura del papa viene smitizzata e questo è un bene per la chiesa.

    Penso che noi come credenti dobbiamo prenderci le nostre responsabilità. Un gruppo come questo dovrebbe riflettere su un tema quale : "in una situazione come questa come esercito la mia responsabilità laicale nel mondo e nella chiesa" . Quando dico il "come" mi riferisco concretamente a come fare questo cammino.

    Penso all'esperienza di Giorgio nel cosentino.

    Penso alla Messa sul mondo, che vedo molto collegata al nostro possibile impegno.

    Da qui alle elezioni la cosa che possiamo fare certamente è pregare molto e dire a tutti "qual è la posta in gioco"?

    Non essere tifosi o denigratori, ma attenti alla situazione che viviamo.

    Maria Luisa: vivere la propria esperienza lì dove si è.

    Alberto propone gli appuntamenti prossimi:

    Riprendere il tema della Messa sul mondo, andando anche a Urbino prima dell'estate

    23 marzo: incontro con Padre Franco Rossi de Gasperis sulla Pasqua

    2 aprile: Lectio divina con Pino Stancari

    27 aprile : discernimento - Dossetti

    Altri due incontri per maggio e giugno sul tema : quali le responsabilità come laico nel mondo e nella chiesa.

Discernimento


Incontri 2012-2013


  • 16 febbraio 2013
    Riflessioni su fede e politica
    alla luce del pensiero di P. Pio Parisi e P. Mario Castelli