Festa di tutti i santi, 2002
Carissimi, Giovanni, Franco, Aldo e Giorgio,
dopo l’incontro del 30.10, di cui ringrazio Dio e voi, ho fatto alcune riflessioni che vi comunico in vista del prossimo incontro, giovedì 14.11. La nostra ricerca mi appare sempre più impegnativa e necessaria.
Gran parte delle parole chiave del nostro discorrere di Vangelo e politica non sono chiare e le usiamo con significati diversi e non di rado contraddittori: politica, laicità, spiritualità, successo concretezza, potere, libertà…. e la stessa fede. E’ necessario con grande pazienza, prendere ognuna di queste parole e verificarne l’uso che ne facciamo e confrontarlo con il Vangelo.
Sono parole “catturate” e “devitalizzate”. Il nostro pensiero e la nostra conversazione ne sono fortemente condizionati. Rischiamo di essere catturati mediante parole catturate.
Sarebbe certamente utile capire come storicamente è accaduta questa operazione culturale negativa. Comunque oggi se ci si espone alla parola di Dio, alla spada a doppio taglio (cfr. Ebr. 4, 12-13), la cosa è evidente.
Quando vi ho scritto “non uso per ora il termine politica perché mi sembra attualmente impossibile liberarlo dalla identificazione che ne è stata fatta con la ricerca e la gestione del potere” non intendevo affatto accettare l’uso corrente. La mia speranza è sempre che si riesca a uscire da questa schiavitù babilonese per andare verso la nuova Gerusalemme; e questa speranza si fonda su lo Spirito che può operare ed opera in voi.
Riguardo alla laicità mi sembra che la ricerca fatta per quasi venti anni, con la guida specialmente di Castelli e Corradino, il cui inizio abbiamo pubblicato due volte in “Dialoghi sulla laicità”, non ci abbia liberato del tutto – forse per niente – dell’uso corrente di “laico” per dire che si tratta di un campo in cui la fede non c’entra.
Estremamente confuso è poi il termine “spiritualità”. In una ricerca di conversione al Vangelo è chiaro che si dovrebbe partire sempre dallo Spirito che “riempie l’universo” e che quindi va ricercato e riconosciuto in tutti: Lui che è il dono del Padre e del Figlio.
La concretezza e con essa la capacità di incidere è un altro termine che può essere catturato in mille modi e che a sua volta cattura il nostro cuore e costringe la nostra azione su binari che se non sono morti poco ci manca.
Il massimo dell’astrattezza l’ho trovato nei cristiani che affermano di rifarsi al Vangelo prescindendo dal Mistero Pasquale.
Il successo poi è l’idolo che oggi appare più universalmente diffuso, anche se estremamente vago. Il Vangelo ci svela la piena realizzazione dell’uomo nella sequela del Signore verso Gerusalemme dove doveva “soffrire molto da parte degli anziani, dei sommi sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risuscitare il terzo giorno” (Mt 16, 21).
Riguardo al potere penso che la preoccupazione del potere umano, con la sua necessità e la sua violenza, abbiano offuscato la fede nel potere di Dio “la cui onnipotenza si manifesta soprattutto nella misericordia e nel perdono”. E alla luce del potere di Dio potremmo riscoprire la potenza del Vangelo e di chi cerca di accoglierlo con verità e semplicità.
Uno scritto di Padre Dalmazio Mongillo nel libro “La speranza per la politica. Spunti politici sulla radicalità cristiana a cura di G. Marinelli”, Ed. Lavoro 1999 (pp. 93-101) indica la via per una ricerca sul rapporto fede e politica che dilata la nostra speranza per il futuro della storia umana e del lievito evangelico destinato a sciogliersi e scomparire. “Tra i due termini ‘fede’ e ‘politica’, l’attenzione maggiore e, a mio avviso, richiesta dal primo. Anche se il termine politica è estremamente complesso, vasto e difficile, è la fede che costituisce l’orizzonte più problematico, la prospettiva sempre in discussione, sempre in ripensamento, sempre in ricerca.” E’ l’inizio dello scritto di P. Mongillo.
Mi rendo conto che la ricerca che vi propongo e che ha come obiettivo “un messaggio semplice ed essenziale comprensibile da tutti”, è estremamente vasta e la bibliografia sarebbe infinita. Io non ho altro titolo che quello di pensare a questo da una vita, di avere avuto e di avere tanto tempo per pensarci e, in una marcata solitudine, di aver avuto e di avere amici straordinari. Voi avete una grande esperienza e tanta fatica da presentare al Signore, sempre con la coscienza di essere servi inutili. Forse riusciremo a fare qualcosa di cui c’è bisogno e che pochi sono disponibili a fare.
Con amicizia.
P. Pio Parisi s.j.