Incontri di discernimento e solidarietà
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19 maggio 2012

La messa sul mondo

Riflessioni sul punto 8 della traccia di Pio

Presenti: Alberto La Porta, Franco Passuello, Antonio Russodivito, Giulio Cascino, Massimo Panvini, Soana Tortora, Roberto Giordani, Anna Maria Polverari, Damiano Nocilla , Francesco Giordani, Pino Baldassari

Alberto ci invita ad iniziare l'incontro recitando la sequenza allo Spirito Santo come ci ha insegnato Pio.

L'incontro è stato preparato da Franco Passuello che dà per letto il punto 8 della traccia di Pio "La Messa sul mondo". Di seguito la sua introduzione e le riflessioni che ne sono emerse.

Franco:

Questo ottavo punto è composto in modo un po' anomalo: si sente che è il montaggio di almeno due testi diversi. E la cosa lo rende un po' discontinuo: alcuni temi si ripetono con varianti minime e questo rende meno agevole la lettura.

Nella prima riga di questo punto Pio accenna che si riferisce ad uno scritto di Teilhard de Chardin e dà per scontato che tutti lo conoscano. Ho avuto la fortuna di un "corpo a corpo" con Pio sulla Messa sul mondo, a partire da un mazzetto di fogli scritti a mano da lui e proposto all'interno della Presidenza Nazionale delle Acli alla vigilia del Congresso Nazionale del 1988 (se ricordo bene). Conosco quindi lo spessore di questo riferimento in Pio e penso che prima di esaminare gli argomenti e la proposta concreta di questo punto 8 è bene condividere tra noi i contenuti del testo di Teilhard de Chardin. Vi propongo quindi di non leggere all'inizio tutto il testo di Pio. Ne farò una sintesi che cerca di ricostruire in modo lineare il contenuto. Lo potremo comunque leggere integralmente alla fine, alla luce della comunicazione che avremo tessuto tra noi.

Messa sul mondo: cosa è.

Pio ricorda un paio di volte che la Messa è fons e culmen ("fonte e apice" traduce il testo ufficiale in lingua italiana) di tutta la vita cristiana (LG 11; ripresa da GP II nell'enciclica HYPERLINK "http://www.vatican.va/edocs/ITA1798/_INDEX.HTM"Ecclesia de Eucharistia, nn. 1 e 13 e nel Sinodo del 2005).

    Dalla sorgente al mare aperto, che qui può simboleggiare la pienezza della vita, la comunione di tutta l'umanità passata, presente e futura, con il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Questo è l'itinerario per cui siamo creati.

    La vera conclusione è il compimento, ciò che è già e non ancora.

E poco più avanti specifica:

    La Messa è memoriale della morte e resurrezione di Gesù Cristo per la salvezza del mondo. La nostra partecipazione di conseguenza deve cercare di essere un'apertura a tutto quello che succede nel mondo, per implorare e per ringraziare, con una eucarestia veramente universale e cosmica, con lo spirito di San Francesco d'Assisi.

    L'urgenza di vivere la Messa sul mondo è data anche dalla cultura in cui viviamo e da quello che ci trasmettono i mezzi di comunicazione di massa, in contrasto con lo spirito del Vangelo.

    La Messa sul mondo, specialmente dei praticanti, deve diventare anche un risveglio della responsabilità verso il prossimo e verso la società.

Questo spiovere sulla dimensione sociale della responsabilità dei cristiani non ci deve trarre in inganno anche se poi ci invita a cominciare con una proposta semplice e concreta che io leggo come un primo passo a cogliere il senso dell'Eucarestia, ma che non esaurisce il senso della Messa sul mondo.

    Comunichiamo quel che succede nel mondo, cose gioiose e tristi, ricordando che siamo sempre amati dal Signore.

    Avviamo una circolazione di quello che lo Spirito ci suggerisce per celebrare la Messa sul mondo. Può essere un piccolo gesto di amicizia spirituale - primo passo prima del quale bisogna farne uno più grande - "che entra nella corrente dello Spirito che "vivifica e santifica l'universo".

Ecco: non dobbiamo dare per scontate alcune di queste parole di Pio: dice "per la salvezza del mondo", e non "per la salvezza dell'uomo"; dice un'"eucarestia veramente universale e cosmica", non solo umanistica; dice lo Spirito che "vivifica e santifica l'universo", intero, non solo i cristiani o il popolo di Dio o l'umanità

Sappiamo bene, lo ricordavo all'inizio, del riferimento di Pio a Teilhard de Chardin e io voglio ripartire da qui, perché questa dimensione universale e cosmica dell'Eucarestia contrasta con il modo, molto intimistico, con il quale molti di noi vivono l'Eucarestia, quando già è tanto se si sentono comunità con coloro che hanno vicino.

Nella Messa sul Mondo Teilhard ha portato fino alle estreme possibilità il senso dell'Eucarestia come segno efficace (sacramentum) della consacrazione di tutto il Creato, del Cosmo intero.

Fin dall'Offertorio, TdC si eleva sopra il velo dei simboli per raggiungere la "pura maestà del Reale" e per offrire il lavoro e la pena del Mondo "sull'altare di tutta la Terra".

Sganciato per necessità dalla ritualità ripetitiva - dal momento che nelle steppe dell'Asia non poteva celebrare secondo il rito canonico - Teilhard fa della celebrazione un'esperienza mistica di grande afflato. Raggiunge in questo modo il senso più profondo e più alto della Messa: e lo fa con una preghiera che mette al suo centro i simboli del divenire del Mondo e dell'attività umana.

Nella patena mette il raccolto atteso dal risveglio di tutta la Terra. Nel calice il succo di ciascun frutto che in quel giorno verrà raccolto.

Un'esperienza mistica della Messa, dunque. Ricordo a tutti che nella "formula breve" di questi 10 punti che stiamo leggendo, Pio ci dice ancora una volta che non si può essere davvero cristiani se non si è mistici.

Nella sua Messa sul mondo, TdC fa un'esperienza che va al cuore del Mistero Pasquale celebrandone, in modo pieno e indissolubile, il contenuto umano e il contenuto cosmico. L'incontro intimo con l'Eucarestia, proprio perché ci mette in comunicazione con la nostra vera natura, ci mette anche in comunicazione con la natura universale del Cristo.

Per fare questo, si apre a tutte le forze che si innalzano da tutti i punti del Globo per convergere verso lo Spirito che anima la materia. E invoca lo Spirito Santo sotto forma dell'invocazione del Fuoco.

    Il Fuoco sopra il mondo.

    "All'origine non c'erano il freddo e le tenebre; c'era il Fuoco". C'era "la potenza intelligente, amante e attiva. In principio era il Verbo, sovranamente capace di assoggettare e di plasmare ogni Materia nascente". (cfr Prologo di Gv)

    "Tutto è essere, dappertutto vi è l'essere, fuori dalla frammentarietà delle creature e dell'opposizione dei loro atomi".

    "Da Te tutte le iniziative, a cominciare dalla mia preghiera".

Spesso lo dimentichiamo: anche la preghiera,se non viene da Lui non è preghiera ... Anche la preghiera dovrebbe essere un'esperienza mistica ... Solo da un'esperienza personale del Mistero nasce la vera preghiera

    "abbassa, ti prego, su di noi, le tue mani potenti," (...) che "ci raggiungono simultaneamente in tutto ciò che di più vasto e di più interiore esiste in noi e attorno a noi".

Nella preghiera si incontrano la persona e l'universalità, per adattare

    "alla grande opera che mediti, lo sforzo terrestre di cui, in questo momento, rappresento nel mio cuore la totalità".

Io sto di fronte all'Eucarestia, invocando lo Spirito perché in quel momento, nel mio cuore, non ci sono solo la mia sofferenza, le mie implorazioni e il mio ringraziamento, ma io, nel mio cuore rappresento la totalità del creato. Non solo la compassione con tutti gli esseri umani, con tutti gli esseri viventi,ma la compassione con tutto il creato.

    Su questa fatica pronuncia, tramite me, "la doppia ed efficace parola (...) su ogni vita che oggi germinerà, crescerà, fiorirà e morirà, ripeti «questo è il mio corpo» e su ogni morte che si prepara a corrodere, a sfiorire, a recidere, comanda (mistero di fede per eccellenza) «questo è il mio sangue»".

Pensate al modo di concepire la sofferenza e la corrosione del mondo ..., la crisi che stiamo vivendo ...

Poi, dopo aver invocato lo Spirito sul mondo lo vede agire nel mondo

    Il Fuoco nel mondo.

    "In questa nuova Umanità che si genera oggi, il Verbo ha prolungato l'atto senza fine della sua nascita; (...) misteriosamente e realmente, al contatto con la Parola sostanziale, l'Universo, Ostia immensa, è diventato Carne. Con la Tua incarnazione, ogni materia è oramai incarnata, mio Dio".

Questa incarnazione di "ogni materia" è qualcosa di veramente stupendo che ho percepito pienamente solo rileggendo ora il testo di TdC.

    "Tu me lo doni magnificamente: che le creature siano così solidali tra di loro, che nessuna di loro possa esistere senza tutte le altre - ma che siano talmente sospese a un medesimo centro reale, che una Via vera, realizzata in comune, doni loro definitivamente consistenza e unione".

    "Grazie, Dio mio, di avere condotto in mille modi il mio sguardo, fino a fargli scoprire l'immensa semplicità delle Cose!"

C'è qui una vera reductio ad unum del creato ...

    "mi sprofondo nell'Unità totale - ma l'Unità che mi riceve è così perfetta che in lei io so trovare, perdendomi, l'ultima conquista della mia individualità".

Non si tratta, qui, dell'annichilimento nell'universale che, ad esempio, è classico delle filosofie orientali. Proprio perché riscopro questa unità totale, capisco più interiormente chi sono, qual è il valore di me come persona fatta a Sua immagine e somiglianza.

    "Se io credo fermamente che tutto attorno a me è il Corpo e il Sangue del Verbo, allora per me (e in un certo senso solo per me) si produce la meravigliosa "Diafania" che fa oggettivamente trasparire, nella profondità di ciascun fatto e di ciascun elemento, il calore luminoso di una medesima Vita".

Il concetto di questo Dio trasparente mi dice che io, attraverso di Lui, colgo l'essenza del processo di salvezza.

Provo a immaginare la situazione concreta di me che sto riunito, con il popolo, nell'assemblea e ho davvero in me questi sentimenti ... Non mi è mai accaduto ... Pio ad un certo punto lo dice: in fondo non abbiamo mai vissuto una vera Eucarestia ... Concepire quel momento come parte di quel sacerdozio universale di me come semplice cristiano ... Sono tenuto a questo senso profondo, sono tenuto a mettermi nell'economia di questa salvezza nella quale tutto il creato consiste.

    La Comunione.

    Io mi prostro, mio Dio, davanti alla tua Presenza nell'Universo divenuto ardente e sotto i tratti di tutto ciò che incontrerò e di tutto ciò che mi capiterà e di tutto ciò che realizzerò in questo giorno, io ti desidero e ti attendo".

    "In questo pane, dove tu hai racchiuso il germe di tutto lo sviluppo, io riconosco il principio e il segreto dell'avvenire che mi riservi".

    "Ho anche paura, come tutti i miei fratelli, dell'avvenire troppo misterioso e troppo nuovo verso il quale mi caccia il tempo. E poi, ansioso, mi domando insieme a loro, dove vada la vita... (...) Io mi getto, mio Dio, sulla Tua Parola, nel turbinio di lotte ed energie, in cui si svilupperà il mio potere di afferrare e di sperimentare la tua Santa Presenza. Colui che amerà intensamente Gesù nascosto nelle forze che fanno crescere la Terra, la Terra, maternamente, lo solleverà sulle sue braccia giganti e gli farà contemplare il volto di Dio".

    "non è sufficiente per l'Uomo vivere sempre di più per sé, nemmeno trascorrere la sua esistenza per una causa terrestre, per quanto nobile sia. Il Mondo non può raggiungerti, Signore, che per una sorta di inversione, di ritorno, di decentramento, in cui sprofonda per un certo periodo, non solamente la riuscita dei singoli, ma l'apparenza stessa, a vantaggio dell'uomo. Affinché il mio essere sia decisamente annesso al tuo, bisogna che io muoia a me stesso, non soltanto alla monade, bensì al Mondo, ossia, che io passi attraverso la fase lacerante di una diminuzione, che nulla di concreto verrà a compensare".

    "il pane che mi hai fatto gustare ha scatenato nel midollo delle mie ossa l'inestinguibile passione di raggiungerti, oltre la vita, attraverso la morte. La Consacrazione del Mondo sarebbe rimasta incompiuta, se tu non avessi animato, con predilezione per coloro che avrebbero creduto, le forze che annientano, oltre a quelle che vivificano".

    "Colui che avrà amato appassionatamente Gesù nascosto nelle potenze che fanno morire la Terra, la Terra, estinguendolo, lo serrerà nelle sue giganti braccia e con lei si risveglierà nel grembo di Dio".

    Preghiera.

    E adesso, Gesù, che velato sotto le potenze del mondo, sei divenuto veramente e fisicamente tutto per me, tutto intorno a me, tutto in me, (tutto in tutti, Paolo...) «Signore, racchiudimi nelle pieghe più profonde del tuo Cuore. E quando a me verrai, bruciami, purificami, infiammami, sublimami, fino alla perfetta soddisfazione dei tuoi gusti, fino all'annichilimento più completo di me stesso»".

    "Più Tu sei incontrato nel profondo, Maestro, più la tua influenza si scopre universale".

    Insegna al mio cuore "la vera purezza, quella che non è separazione asettica dalle cose, ma uno slancio attraverso ogni tipo di bellezza; rivelagli la vera carità, quella che non è la paura sterile di compiere il male, ma la volontà determinata di aprire, tutte insieme, le porte della vita; infine donagli, per una alta visione della tua onnipresenza, la felice passione di scoprire, di fare e di patire ogni giorno di più col Mondo, al fine di penetrare sempre di più in Te".

Facciamo noi per primi esperienza

Questo il senso profondo della Messa sul Mondo per Teilhard de Chardin. È il motivo per il quale ho preferito non fuggire subito sulla proposta concreta. A questo senso si è sempre riferito Pio quando ne parlava. Se non facciamo questa esperienza di Messa sul mondo, nessun percorso concreto partirà con il piede giusto. Rischierà di essere una forma attivistica esposta, oltretutto, al rischio di fallimenti enormi... Per questo faccio anch'io una proposta che considero preparatoria a quella di Pio: proviamo noi a vivere l'Eucarestia in questo modo. Forse allora riusciremo a trovare l'energia spirituale per andare avanti.

La Messa ha senso solo se è Messa sul mondo.

La cosa è tutt'altro che esagerata o in dubbio di eresia.

Cito un testo su tutti: l'Instrumentum Laboris del Sinodo del 2005 su L'eucaristia: fonte e culmine della vita e della missione della chiesa, n. 3.

    Anche il mondo in quest'anno del Signore 2005, nonostante le difficoltà e contraddizioni di varia indole, aspira alla felicità e desidera il pane della vita, dell'anima e del corpo. Per dare una risposta a questo anelito umano il Papa ha fatto un accorato appello a tutta la Chiesa perché l'Anno dell'Eucaristia sia anche occasione di un impegno serio e profondo a lottare contro il dramma della fame, il flagello delle malattie, la solitudine degli anziani, i disagi dei disoccupati e le traversie dei migranti. I frutti di tale impegno saranno la prova dell'autenticità delle celebrazioni eucaristiche.

    E non solo l'uomo ma anche l'intera creazione attende i nuovi cieli e la nuova terra (cf. 2 Pt 3,13) e la ricapitolazione di tutte le cose, anche quelle della terra, in Cristo (cf. Ef 1,10). Perciò, l'Eucaristia, essendo il culmine al quale tende tutto il creato, è la risposta alla preoccupazione del mondo contemporaneo anche per l'equilibrio ecologico. Infatti, il pane e il vino, materia che Gesù Cristo ha scelto per ogni Santa Messa, collegano la celebrazione eucaristica con la realtà del mondo creato e affidato al dominio dell'uomo (cf. Gn 1,28), nel rispetto delle leggi che il Creatore ha posto nelle opere delle sue mani. Il pane che diventa Corpo di Cristo, sia prodotto da una terra fertile, pura e non contaminata. Il vino, che si trasforma nel Sangue del Signore Gesù, sia segno di un lavoro di trasformazione del creato secondo i bisogni degli uomini preoccupati pure di salvaguardare le risorse necessarie per le generazioni future. L'acqua, che unita al vino simboleggia l'unione della natura umana a quella divina nel Signore Gesù, conservi le sue salutari qualità per gli uomini assetati di Dio "sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna" (Gv 4,14).

Sulla scia di Teilhard de Chardin riscopriamo anche un'altra cosa che Pio ci ha detto più volte, quando ci richiamava continuamente all'esperienza del Mistero Pasquale.

Mistica non è "intimistica". La volta scorsa avete ripreso il tema dello "stare in silenzio davanti a Dio e sperare in Lui". Del contemplare che solo può illuminare l'agire. E arriveremo, la prossima volta, al punto 9: "La rivoluzione del silenzio"...

Rileggendo la proposta di Pio

La proposta, che più volte Pio ha ripetuto, è semplice: far diventare la messa domenicale, nelle parrocchie, una messa sul mondo.

È semplice solo in apparenza. Perché, ad esempio, pretenderebbe da chi fa la proposta di essere lui per primo fedele a ciò che propone. Lo stesso Pio denuncia le contraddizioni che ha constatato:

    Oggi ci si limita alle offerte, alla preghiera dei fedeli, a volte all'omelia, ma la messa non è vera messa sul mondo. (Di qui la "massima contraddizione": si considerano i praticanti la crema della chiesa. Ma li si convoca per una Messa che troppo spesso è ridotta a rito svuotato del suo senso (una liturgia esangue, senza popolo).

    Dobbiamo sapere che ci collochiamo in una realtà sociale sempre più sfilacciata (ed io aggiungo che la crisi svela, inasprisce, però rende anche più disponibili ad uscire dal conformismo dominante, in aperto contrasto col Vangelo ...), in una chiesa invasa dallo spirito del mondo ...

    La Messa sul mondo, proprio perché restituisce l'assemblea eucaristica alla sua pienezza, diventa per chi la "pratica" esperienza spirituale e di comunione che chiama ad un risveglio della responsabilità verso il prossimo e verso la società.

Pio, nel testo che stiamo leggendo, propone una serie di passi concreti quanto impegnativi che iniziano dall'invocare lo Spirito "che ci può condurre dove non osiamo sperare". Ci chiede, tra l'altro, di liberarci da "ogni spirito polemico e da ogni giudizio superficiale e sommario" perché "lo Spirito opera nel cuore di ciascuno"; e ci chiede "L'ascolto adorante e quotidiano della Parola come autentica preparazione alla Messa domenicale".

Il testo ci ricorda poi che "la Messa ha bisogno di comunità. La parrocchia ha bisogno di comunità. E oggi spesso non lo è: è un conglomerato di iniziative. La Messa sul mondo può essere l'inizio e il compimento di una comunità autenticamente cristiana".

Come dare concretamente un seguito alla proposta?

  1. Un discernimento sulle nostre parrocchie. Verificando le nostre concrete possibilità di proporre e animare un percorso di questo tipo.
  2. C'è comunque da pensare a concretizzare la proposta in una traccia di percorso più specificata (difficile proporre l'insieme di questi 10 punti).
  3. Forse si potrebbe pensare ad una o due esperienze dove qualcuno di noi è già inserito e seguirle come gruppo di discernimento.

Ripeto, però, che la premessa di tutto questo sia fare anzitutto noi, qui in questo gruppo, l'esperienza di una possibile Messa sul mondo.

Se riusciamo noi a fare della messa quell'esperienza mistica personale e universale di cui Teilhard e Pio ci parlano, allora possiamo forse essere più credibili nel proporla ad altre comunità.

***

Giulio:

L'ottima prassi di incontrarsi per preparare la Parola della domenica è abbastanza diffusa. Ne faccio esperienza dal 1973, sia qui a Roma sia a S. Severa. Negli ultimi periodi è venuto un sacerdote spagnolo che ha accettato l'iniziativa, ma ha introdotto un tempo di silenzio. Il sacerdote fa una introduzione, se ci sono spiegazioni le dà, poi si sta 20' in silenzio , di fronte al Santissimo. Successivamente si rimette in comune l'esperienza di preghiera fatta sulla Parola. E' difficile proprio questa comunicazione spirituale agli altri e prima ancora è difficile entrare in questa esperienza mistica. Se questa iniziativa fosse accolta nelle Parrocchie sarebbe un primo passo importante per seguire le indicazioni che ci vengono dalla traccia di Pio.

Per realizzare questo occorre che vi sia un gruppo di persone sensibili, ma anche un sacerdote che sappia cogliere questa esigenza. Ma la cosa fondamentale su cui insisto è la necessità del silenzio.

Ma questo senso di apertura universale nella Messa, così come lo sottolineano Pio e Teilhard, si coglie soltanto se ed in quanto le letture lo suggeriscono.

Franco:

Anche solo creando questa comunicazione costante nella preparazione della Parola può essere un passo avanti. La veglia pasquale è un esempio autentico di Messa aperta all'universalità, al mondo perché si riepiloga tutta la storia della salvezza.

Damiano:

Mi domando se noi sbagliamo prospettiva. La Messa è sempre intrinsecamente una Messa sul mondo. Nell'Eucarestia è sempre presente tutto il mondo, Il problema posto da Franco è problema più complesso: come far sentire e comunicare a chi è presente, ed anche a chi non è presente, che la Messa è sul mondo, non è la messa in suffragio o per una intenzione particolare di un singolo o di pochi. Il problema fondamentale è che noi, tutti noi viviamo, quando andiamo a Messa la dialettica dell'individuo rispetto alla totalità. Io sono arido, lo confesso, ma il problema è far sì che i singoli presenti, ed anche chi non è presente, vivano la Messa come comunione . Punto di riflessione è questo del silenzio, e lo sento molto cruciale. Sentivo ad un convegno che ricordava la morte di Padre Balducci , che aveva fatto un riflessione importante proprio sul tema del silenzio. Una esperienza vera di silenzio davanti a Dio l'ho vissuta solo poche volte.

Roberto:

rispondo alla "confessione di aridità" di Damiano, ricordando che Pio vedeva in fondo al proprio se stesso un ammasso di detriti - immagine forse delle nostre contraddizioni e limiti - da sotto i quali sgorgava, però, una sorgente di acqua pura e cristallina. Il "silenzio" ci aiuta a scoprire questa sorgente. Ritorno al punto 8 - Messa sul mondo - vedendo nella traccia di Pio un profondo legame con le letture proposte dalla liturgia di domani, domenica 20 maggio, festa dell'Ascensione.

Nella 1° lettura, tratta dagli Atti degli Apostoli, leggiamo che di fronte alla domanda da parte dei discepoli dei tempi e modi della restaurazione del Regno di Israele, Gesù risponde allargando l'attenzione all'umanità intera, fino agli estremi confini della terra, dove con l'aiuto dello Spirito Santo sono chiamati a portare l'annuncio del Vangelo gli stessi apostoli e tutti coloro che seguono il Cristo. Occorre anche da parte nostra fare l'esperienza, con la Messa, di accogliere il Signore che ascende in ciascuno di noi, spostando l'attenzione a tutta l'umanità e a tutto il creato.

E' una esperienza che è possibile fare, pur senza spostarsi fisicamente, ma operando nello spirito per cercare di metterci in sintonia con l'azione universale dello Spirito Santo. Qui si vede il contrasto fra questo messaggio ampio e totalizzante di Gesù Cristo e l'atteggiamento, pur legittimo e comprensibile degli Apostoli, che pensavano alla restaurazione del Regno di Israele. E' un atteggiamento, peraltro, che sotto molteplici aspetti, si ripete continuamente nelle ristrettezze dei nostri interessi e nel commisurare il mondo alla nostra visione ed iniziative. E' un po' quello che sottolineava Pio quando parlava della esperienza parrocchiale, che spesso si propone come conglomerato di iniziative diverse piuttosto che come comunità, oppure quando nella Messa si dà risalto prevalentemente all'omelia, senza farla confluire nel significato centrale della Messa.

Dalla lettura del Vangelo di Marco riprendo la frase di Gesù: "Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo ad ogni creatura". Questo invito "andate in tutto il mondo" è un "andare" anche fisico perché la Messa si celebra in tutto il mondo, ma nella Messa avviene anche una conversione di noi stessi, con l'impegno di vivere quanto si sta celebrando durante la settimana.

Dobbiamo seguire Gesù in questo cammino di Ascensione; é qui il nocciolo della questione quando, nella traccia che stiamo seguendo, Pio dice: "Non abbiamo nulla da insegnare ma solo la speranza che si risvegli sempre di più la fede nel Signore risorto. Se condividiamo questo desiderio di Messa sul mondo non ci proponiamo di costituire una nuova realtà ecclesiale, ma solo di vivere un momento di comunicazione, un gesto interiore di amicizia spirituale. Senza aspettare riscontri, senza fare previsioni, preoccupati solo di essere nel solco dello Spirito."

Soana:

Durante il forum sociale in Kenia nel 2006 , nella baraccopoli di Korogocho, con Alex Zanotelli, posso dire di aver vissuto la celebrazione di una Messa sul mondo. Una Messa celebrata in lingua Bantu, dove il tema non era la liturgia della Parola, ma l'Eucarestia in quella realtà.

Dentro al mio cammino di fede povera e vagabonda (Pino Trotta definiva la sua fede "stracciona") , io non ho mai vissuto in una parrocchia. Da questo punto di vista faccio fatica a seguire la proposta verso le parrocchie. Importante è vivere quello che stiamo vivendo non con la sindrome dell'eccezionalità, come luogo privilegiato da mostrare.

Una cosa avremo da condividere il 23 giugno; per questo evento vorrei proporre un cammino che ci porti al 23 giugno con al centro una celebrazione eucaristica con Pio. Questo potrebbe diventare una occasione per fare un piccolo passo, per mettere in comune le riflessioni che ci siamo scambiati stamane.

Alberto :

Le riflessioni di Pio sulla Messa ci fanno uscire da un intimismo o da una preghiera individualistica, di cui spesso facciamo esperienza personale, e la riflessione ci fa entrare in una dimensione universale della Messa e della Eucarestia che è appunto fonte e culmine della vita cristiana.

Nella partecipazione all'Eucarestia possiamo rendere effettivo, sperimentare quell'amore universale concreto di cui parla Pio. Ecco allora che conviene ripensare alla Messa come esperienza universale, mistica, non come l'attualizzazione o moltiplicazione dell'ultima cena, ma piuttosto come un "noi" che entriamo in quell'unico sacrificio che è il centro di tutta la storia: tutta la storia arriva lì e da lì riparte.

Nella liturgia della Messa possiamo riscontrare tre livelli:

1° livello: tutto dentro la liturgia è legato alle cose che senti in quel momento

2° livello: ascolto della Parola e Eucarestia si legano,( come ad esempio nell'esperienza di Mons. Romero in S. Salvador), al rapporto di quello che succede nel mondo denunciandone le ingiustizie, le violenze, le contraddizioni con il Vangelo (e questo non è un piccolo passo)

3° livello: nella Messa si scopre , si vive la liturgia, il rapporto con l'umanità e con tutto il creato. C'è una ricapitolazione di tutto come sperimenta Teilhard de Chardin nella sua Messa sul mondo.

In questa direzione ho potuto pregare con un libretto di Mazzoni che contiene preghiere e riflessioni di Teilhard de Chardin legate ai vari momenti della liturgia eucaristica. Certamente è necessaria una riflessione e un coinvolgimento personale e questo sussidio può essere di aiuto nella crescita spirituale delle comunità cristiane.

La Messa comunque deve essere vissuta come fatto mistico, come accade per chi fa esperienza mistica (cita S. Teresa di Lisieux), per cui non siamo al centro noi ma c'è un immergersi in un'opera fatta da qualcun Altro ed in cui tu ti sei inserito.

Nel riconoscere questo non c'è annientamento della nostra persona ma il riconoscimento in umiltà e semplicità di quale sia la vera realtà, senza per questo essere mortificati nella nostra personalità.

Come proposta potremmo tentare di fare un nostro cammino di sperimentazione della Messa sul mondo e poi una comunicazione spirituale di questa esperienza così come Pio suggerisce, senza pretese e senza presunzione, tenendo conto e valorizzando la lectio divina in preparazione delle Messe domenicali cui partecipano alcuni di noi.

Damiano:

come proposta operativa suggerisce di prendere contatti con il nuovo vescovo ausiliare del settore centro (Mons. Matteo Zuppi) e studiare con lui come si possa introdurre un momento di silenzio nella Messa domenicale.

Giulio: sottolinea come sia fondamentale per una Messa sul mondo:

  • Il celebrante
  • la comunità parrocchiale
  • Il contesto nel quale si celebra la Messa, contesto che oggi, momento di crisi, presenta una dimensione di universalità e di concretezza con essa intrecciata (l'aspetto ecologico porta con sé tutto il creato)

Nella Messa non si può non considerare questo aspetto universale, non farlo oggi è ancora più grave che in passato.

Anna:

Volevo chiedere ad ognuno di voi della vostra esperienza personale quando partecipate alla Messa e riuscite a farlo in modo non intimistico, ma mistico, nel senso della Messa sul mondo. A me riesce sempre più difficile seguire la Messa, almeno nel contesto parrocchiale. Non ci vado volentieri. Avverto che non c'è comunità; così al momento dello scambio della pace noto che si tratta solo di un gesto formale.

Ho una grande nostalgia delle Messe di Pio. Così mi sono inventata l'idea di ascoltare la Messa per radio o TV, ad occhi chiusi; così riesco ad ascoltare con maggior intensità la Messa. Lì in quel momento avverto una condivisione con il mondo intero, nel silenzio interiore, senza persone intorno. Mi rendo conto che questa non è la Messa sul mondo, ma esprime una fatica al tipo di celebrazione domenicale e contemporaneamente il desiderio, l'esigenza di una esperienza mistica profonda.

Antonio:

Condivide con Soana la difficoltà ad avere una parrocchia di riferimento dal momento che nelle parrocchie molto spesso vivono gruppi per i quali diventa importante non tanto la Messa, quanto il ritrovarsi con il proprio gruppo, gruppo chiuso che esclude il senso di una comunità più ampia. Ricorda ,inoltre, come Pio sottolineasse il fatto che la Messa deve essere memoria del Mistero Pasquale con la sua profonda universalità, per cui ogni personalizzazione della Messa può essere fuorviante.

Francesco:

Probabilmente, per come sono organizzate le parrocchie, non c'è molto aiuto a percepire la Messa in questa maniera. Sarei meno pessimista comunque sul fatto che ogni domenica, ogni volta che si celebra la Messa in tante parti del mondo, ci sono tante persone che riescono a percepire questa apertura, nonostante le strutture non facilitino questa visione universale.

Se debbo dire la mia esperienza, qualche volta riesco a percepirla di più, qualche volta di meno. Tutte le persone che ho vicino sono un po' nella mia stessa situazione. Certo, molto dipende dal celebrante. Però penso che ci siano celebranti in grado di farlo capire. C'è un punto di partenza in ognuno di noi in cui questo discorso può essere sviluppato.

Alberto:

avendo a riferimento un articolo sui 50 anni dall'inizio del Concilio di don Giovanni Nicolini, apparso sulla rivista Jesus di maggio, sottolinea come il cristianesimo sociologico, con il coinvolgimento di grandi parti della società, non è più reale. Il problema non è tornare al cristianesimo sociologico, ma come saper discernere quale tipo di chiesa abbiamo in mente. Il Concilio (evento straordinario per la Chiesa e per l'umanità) dà una risposta attualissima, nel senso di proporre una chiesa "piccola" e "povera" piena di carismi, infiammata dallo Spirito Santo, che annuncia il Vangelo e si fa lievito.

Franco:

L'esperienza teilhardiana della Messa sul mondo ci dice una cosa: c'è un cammino che possiamo fare tutti, in virtù del nostro sacerdozio universale. C'è una fase di preparazione che possiamo fare prima di arrivare alla celebrazione dell'Eucarestia. Provare, insieme, a maturare la capacità di ragionare in termini di offerta, di invocazione dello Spirito, di riconoscimento della presenza dello Spirito nel mondo, di entrata in com-unione, com-passione con il resto del creato.

Possiamo fare questo cammino, coralmente, fra di noi. Sapendo che comunque ha un suo senso sacramentale in virtù di quel sacerdozio universale ribadito dal Concilio Vaticano II.

Ascoltandovi, mi è venuta in mente un'altra cosa. Perché non basta partecipare, ciascuno nei modi che gli sono consentiti, all'Eucarestia? Perché non mi accontento della mediazione sacerdotale del celebrante? Ribadisco che, personalmente, sono nella situazione di Pino: quando vado a Messa è già molto se, al momento della consacrazione, mi sento davvero in comunione con l'insieme dell'assemblea. Il resto non mi è dato per ora, e non mi sento certo in grado di insegnarlo ad altri.

Però, due considerazioni. La prima è che Teilhard dice ad un certo punto che entrare nella dimensione dell'incontro personale con Dio che ci apre all'universalità è un contributo al compimento del disegno di salvezza. È quindi responsabilità di ogni cristiano cercare di entravi.

Seconda considerazione. Il disegno di salvezza di Dio è disegno d'amore. Non merita forse la mia risposta d'amore al suo amore? Non è giusto che io risponda al suo amore con il mio? Cercare, invocare quell'incontro personale è dunque un fatto d'amore, non un fatto ascetico. Dio si è incarnato, si è crocifisso per la mia salvezza e dunque è un fatto d'amore che io mi muova verso di Lui.

Ci sono due passi del Padre nostro che per me sono decisivi, due invocazioni che facciamo tutti: "venga il tuo regno" e "sia fatta la tua volontà". Ricordate l'annichilimento in Teilhard? E in questo "sia fatta la tua volontà" c'è un donarsi pienamente a chi pienamente si è donato. Non è un fatto masochistico.

In queste due invocazioni c'è l'essenza della vita cristiana. E poter vivere la messa così come ci chiedono Teilhard e Pio è - prima di ogni altra questione di ortodossia e di fedeltà alla tradizione - una risposta d'amore; un atto d'amore. Se rispondo a Lui con amore, non c'è discontinuità tra contemplazione e azione: nel volto dell'altro amo Lui e in Lui amo il volto dell'altro. Ed è tutto quel che conta.

Prossimi appuntamenti:

5 giugno ore 19,00 -20,30 : Lectio di Padre Pino Stancari sul libro di Malachia

9 giugno ore 9,30 - 13,00: incontro di discernimento sui punti 9 e 10 della traccia di Pio. Introduce Francesco Giordani. (alla fine dell'incontro dedicheremo un po' di tempo all'organizzazione della giornata del 23 giugno in memoria di Pio).

Discernimento


Incontri 2011-2012


  • febbraio 2012
    Riflessioni sul punto 5 della traccia di Pio
  • maggio 2012
    La messa sul mondo
    Riflessioni sul punto 8 della traccia di Pio